Ucraina, l’allarme del ministro della Cultura: “La Russia sta rubando i nostri capolavori”

(Adnkronos) – “Abbiamo dati verificati secondo cui dai territori occupati, da città come Mariupol o Melitopol, i russi stanno portando via i nostri capolavori”. A lanciare l’allarme, tramite un’intervista esclusiva con l’Adnkronos, è il ministro della Cultura ucraino Oleksandr Tkachenko: “La Russia ha dichiarato guerra non solo sul territorio, ma anche alla cultura ucraina -avverte- vogliono cancellare cultura e patrimonio artistico del nostro Paese”. Il ministro cita alcuni dati in suo possesso: “Ad oggi, secondo le informazioni verificate di questo ministero, sono già all’incirca 400 i beni culturali danneggiati o distrutti dai russi dall’inizio della guerra. Questo è avvenuto su tutta la linea del fronte: dal Donetsk al Luhansk, si rilevano casi di distruzione e danneggiamento ovunque ci sia stata l’occupazione da parte del nemico”.  

Di questi 400, “più di 150 sono Chiese o istituti religiosi”, spiega il ministro. Che rivela all’Adnkronos: “Sappiamo inoltre che due musei sono stati distrutti intenzionalmente: un museo della regione Kiev che conteneva i quadri di una nota pittrice ucraina, Maria Prymachenko dove per fortuna le opere sono state salvate, e il museo Hryhorii Skovoroda, del quale quest’anno avremmo festeggiato 300 anni dalla sua nascita. Sul primo sono caduti quattro razzi, sul secondo due”. “Come sappiamo che la distruzione è stata intenzionale? Entrambi si trovano in due piccoli paesi, ed è impossibile sbagliare obiettivo perché si trovano lontano dai grossi centri abitati”. 

Sorprendentemente, “sono stati danneggiati anche molti monumenti ai soldati sovietici -racconta il ministro della Cultura- Non ho dati precisi e non so se sia stato intenzionale ma, a mio avviso, questa è la dimostrazione che i discorsi della Russia sulla loro storia durante la Seconda Guerra mondiale siano solo propaganda. Non gli interessa nemmeno di questo, le loro dichiarazioni non vanno di pari passo con le loro azioni”. L’appello di Tkachenko è dunque all’Occidente: “A noi serve aiuto in tre direzioni: innanzitutto finanziario, poi un aiuto agli artisti indipendenti che ci sono in Ucraina, e infine l’aiuto per poter conservare e restaurare i nostri beni culturali”. Al momento, “alcuni teatri, musei e cinema stanno lentamente riaprendo, qualcuno pian piano sta ricominciando a visitarli. Ma è importante sostenere i media ucraini, perché dall’inizio della guerra abbiamo assistito al calo pubblicitario del 97%, ed è dunque crollato il loro sostentamento”. 

Russia e Ucraina ‘sorelle’ dal punto di vista culturale? “Parlare delle stesse radici è quantomeno un’esagerazione -puntualizza all’Adnkronos il ministro della Cultura ucraino- La storia dell’Ucraina e della Russia è ben diversa. Sono cresciute su terreni diversi, hanno tradizioni diverse. L’Ucraina si basa su principi democratici”. Il Paese “ha molto più in comune con i polacchi e i lituani che con i russi -affonda Tkachenko- La musica è più vicina all’Europa che alla Russia. Dai tempi dell’impero russo degli zar, loro hanno sempre cercato di distruggere la nostra cultura e imporre la loro, a partire dalla lingua”.  

Proprio in questi giorni, l’Unesco ha dichiarato patrimonio dell’Umanità la preparazione di un piatto tipico, il Borscht, scatenando le ire della Russia. “L’hanno visto come un gesto di estremismo o di nazismo -dice Tkachenko- C’è stata un’isteria in merito, hanno detto che in alcun modo si può dichiarare piatto ucraino. Ma ci sono piatti tipici russi che noi non ci sognamo di dichiarare ucraini. Abbiamo faldoni e dossier che portano le prove, loro perché non hanno lo stesso? Nessuno si chiede di chi sia la pizza: il Borscht lasciatelo agli ucraini”, aggiunge. 

Infine, un’osservazione sulla ‘russofobia’ nei confronti degli artisti e degli intellettuali russi che sembra aver colpito una parte dell’Occidente: “Io ritengo che in questo momento non si debba dare spazio ad intellettuali russi che, in qualche modo, portano avanti la propaganda russa. E poi, vanno pure in vacanza in Italia o in Francia a fare le loro esibizioni: perché non fanno i concerti nella remota Siberia, portando lì le loro matrioske?”, conclude. 

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