Ucraina, Gb a Germania: “Mandate subito carri armati Leopard”

(Adnkronos) – La Gran Bretagna sollecita la Germania a inviare all’Ucraina i carri armati Leopard 2, un passo che rappresenterebbe, ha detto in un intervento alla Camera dei comuni la baronessa Goldie, sottosegretaria alla Difesa, “un salto quantico, vale a dire un progresso molto significativo” nell’andamento della guerra. Londra, ha aggiunto, potrebbe inviare altri carri Challenger 2, oltre ai 14 già promessi.  

GERMANIA – Il cancelliere tedesco Olaf Scholz rimane evasivo sulla fornitura di tank Leopard all’Ucraina, malgrado le numerose pressioni internazionali perché dia il via libera. “Continuiamo a fornire all’Ucraina grandi quantità di armi, in stretta consultazione con i nostri partner”, ha detto nel suo intervento al World Economic forum di Davos, citando artiglieria, sistemi di difesa aerea e veicoli corazzati. Alla domanda sul perché la Germania stia esitando sui Leopard, Scholz si è limitato a dire che la Germania è uno degli alleati dell’Ucraina che “fa di più”. “Berlino prenderà le decisioni più importanti sulle forniture di armi con “gli amici e partner”, in particolar modo gli Stati Uniti. Il via libera tedesco è necessario anche per la fornitura di Leopard a Kiev da parte di Paesi che hanno acquistato questo tank di fabbricazione tedesca. La Germania, ribadisce, sosterrà l’Ucraina “per tutto il tempo necessario”. “L’Ucraina si sta difendendo con grande successo e coraggio impressionante”, ha proseguito il cancelliere, sottolineando come gli sforzi messi in atto da Kiev, associati alla risposta degli alleati internazionali di Kiev, abbiano portato la Russia ad aver già “completamente fallito nel raggiungere i suoi obiettivi imperialisti”. 

USA – Gli Stati Uniti si accingono ad annunciare nei prossimi giorni uno dei più ampi pacchetti di aiuti militari finora inviati in Ucraina, che non comprenderebbe però i carri armati avanzati richiesti da Kiev. E’ quanto riporta la Cnn citando due fonti militari Usa. Washington appare resistere alla richiesta ucraina che invece è stata accolta da Regno Unito e Polonia. Londra ha annunciato che invierà 12 dei suoi Challenger 2, avviando una nuova fase negli aiuti forniti a Kiev e superando quella che finora era apparsa una linea rossa per gli Stati Uniti e gli alleati europei. 

POLONIA – Il presidente della Polonia Andrzej Duda ”teme una nuova offensiva russa” e per questo, intervenendo al World Economic Forum di Davos, ha sottolineato la necessità di inviare ”più armi all’Ucraina”, compresi ”carri armati e missili moderni”. I russi, ha detto Duda, ”sono ancora molto forti e temiamo che si stiano preparando per una nuova offensiva tra pochi mesi, quindi è fondamentale inviare ulteriore supporto all’Ucraina, in particolare carri armati moderni e missili moderni”. 

BULGARIA – La Bulgaria ha sostenuto l’Ucraina in segreto fornendo il 30% delle munizioni e il 40% del diesel utilizzato in primavera dall’esercito di Kiev. A raccontarlo a Die Welt sono stati l’ex primo ministro bulgaro Kiril Petkov e l’ex ministro delle Finanze Assen Vassilev, assieme al ministro ucraino degli Esteri Dmytro Kuleba. 

Allora al governo, Petkov ha agito in segreto a causa delle simpatie filorusse di parte della classe politica bulgara, fra cui il partito socialista suo alleato di governo. Le forniture sono iniziate ad aprile, dopo una visita di Kuleba a Sofia. La Bulgaria disponeva di molte munizioni di era sovietica e Petkov ha permesso a diversi intermediari di venderle a Kiev o ad altri paesi che li hanno poi dati all’Ucraina. Molte forniture sono state pagate da Londra o Washington. Ancora più segreto è stato l’invio del diesel, perché il carburante era prodotto con il greggio russo, lavorato alla raffineria del porto bulgaro di Burgas gestita dalla società russa Lukoil. Anche in questo caso, Petkov si è servito di intermediari, inviando il diesel tramite la Romania. 

Solo a dicembre, dopo che il governo Petkov era caduto e si era andati a nuove elezioni, il parlamento di Sofia ha votato in favore della fornitura di armi a Kiev. Ma la situazione politica rimane instabile ed è probabile che la Bulgaria torni a votare in primavera, per la quinta volta dall’aprile 2021. Intanto, da gennaio, la raffineria di Lukoil è passata sotto il totale controllo bulgaro. 

 

 

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