Tim, cessione rete possibile senza assemblea: lo scenario

(Adnkronos) – Se i mercati guardano al futuro incontro tra Vivendi e il Mef sul dossier della rete di Tim come a una mossa che potrebbe ‘facilitare’ la cessione dell’asset alla cordata guidata da Kkr, superando le perplessità dell’azionista francese sul prezzo ritenuto non adeguato, a breve un’altra indicazione forte sull’iter dell’operazione dovrebbe giungere sul tavolo del cda. Si tratta di alcuni pareri legali di alto profilo che, secondo quanto apprende l’Adnkronos, indicherebbero che per il via libera alla cessione della rete non ci sarebbe bisogno di alcuna assemblea (né ordinaria né straordinaria). La stessa Vivendi aveva ipotizzato la necessità di una assemblea straordinaria chiamando in causa la motivazione di un cambio dell’oggetto sociale che, in una società di capitali, richiede appunto il via libera di una assemblea di questo tipo. Forte di una minoranza di blocco in tal caso Vivendi, se in disaccordo, potrebbe fermare l’operazione.  

Tuttavia a giudizio degli esperti cui il gruppo telefonico ha chiesto un parere, il passaggio assembleare per la decisione su NetCo non sarebbe necessario tout court. Lo stesso board (che peraltro ha votato all’unanimità per il negoziato in esclusiva con Kkr) assumerebbe la decisione in autonomia. 

La decisione sulla separazione della rete è comunque di grande impatto e per questo si era parlato di un passaggio in assemblea. Di fatto l’azienda aveva fatto capire che una decisione su questo tema sarebbe stata presa dopo l’arrivo dell’offerta vincolante. In questo senso, lo scorso 11 maggio in una conference call con gli analisti, si era pronunciato rispondendo a una domanda il general counsel di Tim Agostino Nuzzolo: “stiamo studiando le cose e per la posizione definitiva bisognerà aspettare l’offerta vincolante per capire quale sarà l’impatto sul perimetro aziendale”. Per l’offerta binding il cda del 22 giugno aveva indicato come termine il 30 settembre ma sembra che si vada verso la richiesta di una breve proroga, forse di un paio di settimane. Ad esaminare la richiesta di uno slittamento sarà con tutta probabilità il board di Tim già convocato il 27 settembre.  

La richiesta di disporre di qualche giorno in più per l’invio dell’offerta vincolante si sarebbe resa necessaria affinchè il Mef, che lo scorso 10 agosto ha siglato un mou con Kkr per l’ingresso con una quota fino al 20%, possa meglio mettere a punto l’operazione che porterebbe nell’orbita pubblica la quota equivalente della rete e di Sparkle, che in futuro potrebbe essere acquisita per intero. La possibilità a tale riguardo è contemplata nel decreto del governo che autorizza il Mef a partecipare all’operazione con risorse pari a 2,2 miliardi.  

Intanto Vivendi, che detiene una partecipazione in Telecom Italia pari a quasi il 24%, ha chiesto un incontro al Ministero dell’economia. Sul tavolo il futuro della NetCo la cui cessione ha sempre visto contrario l’azionista francese, secondo il quale le valutazioni circolate per l’asset (quella di Kkr sarebbe superiore ai 20 miliardi più 2 di earn out al verificarsi di certe condizioni) non erano adeguate. La media company che fa capo alla famiglia Bollorè ha sempre indicato una cifra vicina ai 30 miliardi.  

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