Sorpreso con kalashnikov e granate, condannato a 8 anni

(Adnkronos) – Cinque kalashnikov, tre pistole, dieci granate, 15 caricatori, un silenziatore, 70 proiettili calibro 7.62 e 290 munizioni da guerra. E’ l’arsenale che è costato a Orazio Nasca, 51 anni, una condanna a 8 anni di carcere, 18mila euro di multa e l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici. A pronunciare la sentenza, al termine del processo con rito abbreviato, è stato il giudice di Milano Guido Salvini che ha respinto la richiesta della difesa, rappresentata dagli avvocati Mario Cariati e Maristella Nuzzo, di un patteggiamento a 4 anni.  

L’uomo, nato a Saronno e detenuto nel carcere di San Vittore, era stato controllato il 16 novembre 2021 in viale Rubicone a Milano e nel bagagliaio della sua auto la polizia aveva trovato l’armamentario. In particolare oltre ai cinque fucili d’assalto di origine dell’Est, era stata recuperata una pistola semiautomatica proveniente dagli arsenali dell’ex Urss con tanto di silenziatore e doppio caricatore, in ottimo stato anche le altre due pistole in dotazione all’ex Jugoslavia. Armi comuni e da guerra che gli sono costate la condanna per detenzione illegale e porto in luogo pubblico. Un sequestro che, a dire del giudice rappresenta un episodio “di notevolissima gravità” dato che l’arsenale ha “elevata e micidiale potenzialità offensiva ed era certamente destinato ad ambienti della criminalità organizzata di alto spessore al fine di essere utilizzato per la commissione di gravi reati”.  

Non solo: le cinque mitragliette “erano state modificate in modo professionale” dimezzando la lunghezza della canna per nasconderle meglio durante un’azione, ma anche per “rendere più preciso il tiro e quindi ad aumentare nei conflitti a fuoco l’effetto sorpresa e la capacità offensiva”. Armi di cui l’arrestato non ha detto nulla sulla provenienza. Nessuna attenuante generica è stata riconosciuta a Nasca già condannato a 16 anni di reclusione per il concorso in una rapina avvenuta il 3 luglio 1998 a Caronno Pertusella (Varese) in occasione della quale l’allora vigilante aveva ricoperto il ruolo di basista e durante la quale gli autori materiali aveva ucciso un carabiniere.  

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