Scimeca racconta Cesare Terranova, il giudice che sfidò Cosa nostra

(Adnkronos) – Un giudice contro la mafia, Cesare Terranova. Il primo magistrato ad avere intuito la pericolosità della criminalità organizzata e ad avere istruiti i primi processi contro i boss mafiosi, quando ancora la parola mafia veniva detto con un sussurro. O c’era chi si prendeva gioco e diceva che era “una invenzione dei comunisti”. Terranova venne ucciso il 25 settembre del 1979 con il suo collaboratore,m il maresciallo Lenin Mancuso. Il suo nome, però, è tra quelli caduti nel dimenticatoio. Adesso il regista Pasquale Scimeca ha deciso di dare voce e volto al giudice Terranova e a Mancuso, raccontando la loro storia in un film. Gli attori protagonisti saranno il palermitano Gaetano Bruno, che interpreterà il magistrato e Giuseppe Mazzotta, noto al grande pubblico per avere interpretato l’ispettore Fazio nel Commissario Montalbano di Camilleri, che farà Mancuso.  

L’annuncio è stato dato oggi, nell’aula intitolata proprio a terranova, al palazzo di giustizia di Palermo, alla presenza del regista, dei due attori, ma anche dei nipoti del giudice, Vincenzo, magistrato anche lui, e Francesca, oltre a Carmine Mancuso, figlio di Lenin. E Leonardo Agueci, ex Procuratore aggiunto di Palermo, nato a Petralia Sottana, nelle Madonie, esattamente come Terranova, che ebbe modo di conoscere.  

“Io ho già fatto un film 22 anni fa su un’altra vittima di mafia, Placido Rizzotto, che fino ad allora era sconosciuto al grande pubblico. Il giudice Terranova è più conosciuto, ma non è stato abbastanza valorizzato – dice il regista in una intervista all’Adnkronos – Eppure, è stato un giudice fondamentale nella storia della lotta alla mafia. E’ l’anello mancante nella narrazione. Ci sono ua serie di film e libri sulla guerra e poi si passa direttamente agli anni Ottanta, dal maxiprocesso a Falcone e Borsellino. Ma in mezzo ci sono le figure di Terranova e Mancuso. Sono loro che, in modo solitario, hanno impostato l’idea della lotta alla mafia, non come lotta di bande, ma come organizzazione unitaria. Fu lui a istruire i primi due maxiprocessi, quello di Catanzaro e di Bari. Questo film proverà a colmare questa lacuna”.  

Ma chi era Cesare Terranova Imbastì i primi processi contro il clan dei corleonesi, in particolare contro Luciano Liggio e Totò Riina. Ma Liggio e tutti gli altri furono assolti per “insufficienza di prove”. Liggio venne poi portato nuovamente a processo e condannato all’ergastolo per avere ucciso il boss corleonese, Michele Navarra. E tutto ciò è avvenuto in un momento storico nel quale l’associazione di stampo mafioso e l’art. 416 bis non erano ancora stati introdotti nel codice penale. Il 25 settembre 1979 la mafia uccise Cesare Terranova con il suo fidato Lenin Mancuso. Quel giorno il magistrato uscì di casa alle 8.30 per recarsi a lavoro alla Corte d’Appello di Palermo. Assieme a Lenin Mancuso entrò in auto e si mise alla guida. Poco dopo, la vettura venne affiancata da alcuni killer che, con armi di grosso calibro, aprirono il fuoco. Terranova morì sul colpo mentre l’agente di scorta dopo poche ore morì in ospedale. 

Al movente dell’omicidio del giudice Terranova e dell’agente di scorta si è giunti grazie alle prime dichiarazioni di collaboratori di giustizia come Tommaso Buscetta che, in un interrogatorio davanti a Giovanni Falcone, raccontò che Liggio era il mandante dell’omicidio Terranova per vendicarsi dell’ergastolo che il giudice gli aveva inflitto nel 1975. Tesi confermata anche dal pentito Francesco Di Carlo, secondo cui il boss corleonese è il mandante e Leoluca Bagarella, Giuseppe Madonia, Giuseppe Gambino e Vincenzo Puccio gli esecutori. Dietro l’omicidio del giudice non si nascondeva solo la vendetta di Liggio, ma anche un omicidio preventivo, da parte di Cosa Nostra, per stroncare sul nascere il lavoro che Terranova avrebbe potuto svolgere contro la mafia a Capo dell’Ufficio Istruzione di Palermo. 

“Queste vite spezzate hanno un senso solo se rimangono nella storia – dice ancora il regista Scimeca – devono diventare un patrimonio della conoscenza. Io spero che la figura di Terranova e Mancuso possano arrivare alle nuove generazioni”. Nel film verranno raccontate inoltre due figure che hanno svolto un ruolo importante all’epoca: quella del vicebrigadiere Agostino Vignali, figura straordinaria e del colonnello Ignazio Milillo”. Il nipote di Cesare Terranova, Vincenzo Terranova, Presidente di Corte d’assise a Palermo, nel suo intervento ricorda la figura del giudice ucciso dalla mafia: Amava ascoltare gli altri, aveva la capacità di non partire mai da una idea preconcetta”. Da due anni Terranova si è trasferito a Palermo, da Roma. “Sono venuto a Palermo – spiega – perché è un po’ come continuare il suo lavoro, per noi lavorare in Sicilia è uno stimolo enorme”.  

Carmine Mancuso ricorda la figura del padre, Lenin. “Non era l’autista del giudice Terranova – ricorda – come viene erroneamente detto da più parti. Era un poliziotto che lavorava con lui”. E Leonardo Agueci, profondo conoscitore della figura di Terranova, spiega: “Ho avuto modo di conoscerlo da ragazzo e se io ho scelto di fare il magistrato lo devo proprio a lui. Era il mio modello”. E ricorda che fu il “primo magistrato a collocare la mafia come un fenmeno criminale. Perché in quel periodo nessuno parlava di mafia, il primo a farlo fu proprio lui. La mafia era vista quasi come una organizzazione benefica, aveva dei riferimenti con la società, dall’aristocrazia alla politica”. L’attore che lo interpreterà, Gaetano Bruno, palermitano, dice: “Terranova ha pagato con la vita il suo impegno contro la mafia e ha lasciato una grande eredità”: Mentre Peppe Mazzotta, che sarà Lenin Mancuso, dice: “E’ un racconto abbastanza originale, verranno fuori molti elementi sorprendenti”. Le riprese inizieranno tra poche settimane. E partiranno da Petralia Sottana, dove il giudice è nato e cresciuto. E poi proseguiranno al Palazzo di giustizia di Palermo. (di Elvira Terranova) 

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