Saturnino: “Oltre 30 anni con Jovanotti. X Factor? Se mi chiamano…”

(Adnkronos) – Definirlo solo bassista sarebbe riduttivo. Perché Saturnino Celani una ne pensa e cento ne fa. Marchigiano doc, da oltre 30 anni braccio destro di Jovanotti sul palco, nella vita di ‘Satu’ ne sono successe di tutti i colori. “Una volta ho ricevuto il calco della mia testa in una scatola da parte di una ragazza – racconta all’AdnKronos – è stato inquietante, sembrava un mix tra ‘Seven’ e ‘American Horror Story'”. Classe 1969, oltre a essere polistrumentista e compositore, il bassista più famoso d’Italia ha anche una linea di scarpe e calzini oltre a Saturnino Eyewear, la sua etichetta di occhiali. Piace a tutti, ma come fa “Io non ho un desiderio così forte di piacere necessariamente a tutti, però succede – dice Saturnino -. Nasco come team player, come giocatore di squadra. come mi disse Lorenzo ormai 32 anni fa’ ‘’vai a cercare la tua luce quando sei sul palco’ ed è accaduto”. 

Da Ascoli Piceno, dove è nato e cresciuto, Saturnino ha scalato i vertici della musica italiana. “E’ sempre stato forte il desiderio di fare questo – spiega Saturnino – di trasformare la mia passione in una passione remunerata. Ho seguito la mia naturale inclinazione”. Tutto è partito dal primo concerto fatto con il gruppo del quartiere, “Sono entrato come bassista perché quello che c’era prima se ne era andato – afferma -. E’ successa una cosa magica. Era un mezzo anche per rimorchiare, di base. Poi ti innamori della musica, dello strumento e vai avanti”. Prima del colpo di fulmine per il basso, però, c’è stato il violino. “Ci si avvicina alla musica perché qualcuno in famiglia te la fa ascoltare – ammette – mio padre ha studiato violino al collegio e ci siamo trovati con dei violini in casa. Magari inizi con uno strumento che vorrebbero i tuoi genitori per te, forse è successo questo. Mio papà è felicissimo di quello che ho fatto, credo di aver reso i miei genitori entrambi fieri. Oggi il violino elettrico me lo ha fatto rispolverare Geppi Cucciari in tv, ci ho suonato la sigla della Rai”. 

Nel 1991 l’incontro con Lorenzo Jovanotti sui Navigli, a Milano. E l’inizio di un’amicizia trentennale. “Con Lorenzo c’è un rapporto basato sulla fiducia e sulla stima reciproca – sottolinea Saturnino – io non ho niente che mi leghi a lui ufficialmente se non i brani nati insieme, che sono lifetime. Sono un professionista a cui viene rinnovata la fiducia, come un architetto o un medico. Faccio parte in un certo senso delle sue certezze ma potrebbe proseguire da solo in qualsiasi momento. Certo andando avanti così sono passati tanti anni…ci si incontra, si fa musica e ci si diverte ancora tantissimo. Credo che il nostro rapporto duri da così tanto per una questione puramente di ego. Evidentemente so stare vicino a qualcuno che ha una grande personalità, so che non possono nascere conflitti”. 

Il 2 luglio Saturnino tornerà sul palco con il Jova Beach Party 2022, che lo impegnerà tutta l’estate. “Il live è una filosofia di vita e il Jova Beach Party una produzione particolarmente impegnativa – spiega – ci lavora tanta gente, quando abbiamo fatto le prove avevo una contrattura alla schiena. Credo di aver somatizzato la tensione ma ero felicissimo al tempo stesso. Ripartire sul palco dopo due anni di stop ti dà emozioni fortissime con le quali devi convivere, è potente”. Forte è anche il legame con Milano, dove Saturnino vive con la sua cagnolina Oliva. “Senza dubbio è una città che ti adotta, è permeabile alle emozioni, ti assorbe, ti influenza e ti ispira – ammette -. Ci sono tante cose belle da vedere tutti i giorni e se impari ad apprezzare il bello qualcosa ti attraversa e ti colpisce. Anche con la moda è stato così. Ne sono sempre stato appassionato e credo che quando suoni e ti poni in un certo modo anche la performance viene meglio. Mi piace ripetere che la vera forma di ribellione oggi è essere impeccabili, in quello che indossi e in quello che fai”. 

Un errore che non rifarebbe? “Quando ho iniziato questo mestiere l’aspetto economico l’ho un po’ trascurato perché guidato dalla passione – confessa -. Invece noto che le giovani generazioni oggi iniziano con quell’aspetto lì in testa. Ora sono più attento e va bene così”. Se non avesse fatto il musicista forse ora Saturnino sarebbe medico o ispettore di polizia. “Mi ha sempre affascinato lo studio della medicina ed sono fan della ‘Signora in giallo’. Quindi magari avrei potuto fare l’ispettore di polizia, chissà, magari in un’altra vita”. Rimpianti, dice, non ne ha. “Ci sono tante cose che hanno preso una piega bella. Se qualcosa arriva bene, altrimenti va bene lo stesso”. L’importante, scherza, “come dicono i nonni, è la salute”. 

Se potesse collaborare con un big del passato, Saturnino pensa a David Bowie. “Mi fa effetto sentire i suoi pezzi – afferma – mi ci avvicino quasi con timore reverenziale. A New York una volta ho incontrato Gail Ann Dorsey e le ho fatto i complimenti per un dvd nel quale lei suona il basso con Bowie e commossa mi ha risposto: ‘Glory Days’”. Il momento più alto della carriera “Non lo so, ho vissuto sempre in team – spiega – e penso che la cosa più bella che accade di bello è poterle condividerle con qualcuno. Vincere un premio da solo ha poco senso, vincerlo per qualcosa fatta insieme lo trovo più edificante”. Per il futuro Saturnino non esclude nulla, inclusa un’incursione a ‘X Factor’, nella veste di giudice. “Se dovesse arrivare l’occasione perché no? Poi è divertente – fa notare -. Se mi chiamassero bene…ma non è che mi propongo. A ‘X Factor’ la star è ‘X Factor’. Finché funziona la formula e mette qualcuno dotato di talento nella condizione di emergere ben venga. E’ l’equivalente di una vetrina, dove ti giochi le tue carte. Se però esci dal talent e di te rimane solo il fatto che hai una gran voce finisce lì”. (di Federica Mochi) 

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