Pnrr, Carrozza: “Il Cnr ne esce rinnovato e rafforzato”

(Adnkronos) – Grazie ai progetti di ricerca del Pnrr “il Consiglio Nazionale delle Ricerche esce rafforzato e rinnovato”. E non solo. Il maggiore Ente pubblico di ricerca italiano “sta presidiando bene il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” che in Italia sta facendo “crescere anche la ricerca e lo sviluppo d’impresa”. A tirare le prime somme dei bandi e dei progetti del Pnrr per la ricerca è la presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza, che, conversando con l’Adnkronos, sottolinea che dai bandi e dalla progettualità prodotta dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza “il Cnr ne esce rafforzato sulle sue direttrici di ricerca, rinnovato e forte nel suo presidio del Pnrr” ribadisce la presidente Carrozza. Sulla programmazione e progettazione del Pnrr, la presidente rileva che “il Cnr è in una fase finale e, anche se non abbiamo ancora un bilancio consuntivo dei progetti, siamo molto soddisfatti”. “Sono molto contenta del round di finanziamenti, dei progetti che sono partiti e siamo soddisfatti dei progetti” nelle loro tematiche.  

Fisica, classe 1965, esperta di biorobotica, biomeccatronica e neuro-robotica, Carrozza è a capo del maggior Ente pubblico di ricerca dal marzo del 2021. Inoltre, nel panorama istituzionale italiano la scienziata toscana ha anche ricoperto la carica di ministro dell’Università e Ricerca dall’aprile del 2013 al febbraio del 2014 sotto il Governo Letta. Ed oggi, dal suo ufficio in Piazza Aldo Moro a Roma, vede come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza stia potenziando le “direttrici principali di ricerca del Cnr che ne esce anche da protagonista” nei maggiori esempi di presidio dell’Ente. Fra questi, indica, “il Centro Nazionale per la Biodiversità, il Centro Nazionale di High Performance Computer dove il nostro Ente è pienamente coinvolto”. “Sono temi della ricerca fondamentali e noi siamo ben presenti” in queste linee di ricerca, aggiunge la presidente ricordando, inoltre, che il Cnr “è anche molto presente nel settore dell’Intelligenza Artificiale”. Dunque, afferma, “siamo una parte molto consistente di tutte le progettualità” del Pnrr e per questo, assicura, “faremo presto un calcolo complessivo dell’impegno del Cnr” nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in termini di numero di progetti e fondi acquisiti, e “presto lo renderemo pubblico”. “Al momento -chiarisce- non abbiamo ancora la cifra finale ma, ad esempio, se il Centro Nazionale di Biodiversità ha un budget di circa 320 milioni di euro, il Cnr, come parte di un network di 50 Università, ha un ruolo consistente nel Centro. Dovremo quindi tirare il calcolo della nostra quota-parte che comunque è molto consistenze in tutte le progettualità”. 

E dalle sfide nazionali a quelle territoriali, il Consiglio Nazionale delle Ricerche “è molto presente anche in tutti gli ecosistemi di ricerca regionali” legati al grande Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Maria Chiara Carrozza spiega che è stata messa in piedi nel Cnr “una strategia di coordinamento non solo delle grandi iniziative a livello nazionale – come quelle legate ai temi della Biodiversità e dell’Intelligenza Artificiale – ma anche a livello territoriale. L’Ente di ricerca si è infatti aggregato alle Università che hanno una loro localizzazione, in modo da lasciare agli Atenei la guida degli ecosistemi regionali”. Tanto che la presidente del maggiore ente pubblico di ricerca italiano non nasconde orgoglio nel poter riferire che il Cnr, con i suoi istituti, è “entrato in quasi tutti gli ecosistemi regionali con un ruolo di supporto alle organizzazioni territoriali consentendo così di fare ‘massa critica’” a supporto della ricerca italiana. “Siamo, ad esempio, entrati come supporto al sistema di ricerca della Toscana che si occupa prevalentemente di Salute e al sistema della Calabria dove ci occupiamo dei rischi idrogeologici. Ma non solo. Siamo anche nell’ecosistema di Bologna che ci occupiamo di Scienza dei materiali e dove siamo molto integrati con l’Università di Bologna” riferisce. 

In una visione di sistema Paese, Carrozza indica che l’idea di sviluppo del Consiglio nazionale delle Ricerche “è molto integrata con il sistema delle Università”. “Il nuovo Cnr che esce dal Pnrr è un Cnr in partnership con le università e gli altri enti di ricerca” dice la presidente. Ed il valore aggiunto del Consiglio Nazionale delle Ricerche che esce dal Pnrr “è quello di saper fare sistema” con tutto il mondo della ricerca italiano: dalle università agli Enti di ricerca alle imprese. Il Cnr “può dare al Paese e allo sviluppo dell’Italia una capacità di fare sistema, possiamo raccordare le eccellenze territoriali in quei settori in cui investiamo come Ente attraverso il Pnrr e, fra questi, ci sono le infrastrutture di ricerca” osserva ancora Carrozza che chiarisce: se in testa c’è il “monitoraggio ambientale” ma non solo, nella visione del Cnr ci sono anche “infrastrutture scientifiche per lo sviluppo di nuovi materiali”. E proprio sulle infrastrutture di ricerca la presidente Carrozza accende un faro: “Sono uno dei settori in cui” il Consiglio Nazionale delle Ricerche sta lavorando, nell’ambito del Pnrr, in quanto “sono abilitanti per tutta la comunità scientifica, sono aperte a tutti, sono a disposizione di tutta la comunità scientifica e privata”. Si tratta, spiega, di “infrastrutture di ricerca che coinvolgono, oltre al monitoraggio ambientale, anche infrastrutture aperte in tutti i campi e che il Cnr metterà a disposizione della comunità scientifica e del sistema privato perché chiunque deve poterle utilizzare per lo sviluppo del Paese”. “Attraverso una piattaforma del Cnr -spiega- manterremo le attrezzature scientifiche, le grandi infrastrutture, e le metteremo al servizio di tutti”. Queste infrastrutture, prosegue la presidente del Cnr, “saranno aperte per le ricerche sia per i progetti scientifici fondamentali e di base che per lo sviluppo industriale. Penso, ad esempio, alle ricerche per la simulazione per lo sviluppo di nuovi materiali che permettono di raggiungere anche una leadership industriale”. Carrozza, infine, valuta che con il Pnrr “si sta allargando in Italia la ricerca anche d’impresa”. E questo perché “il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un esempio di costituzione di partenariato pubblico-privato in cui i privati sono presenti, in un sistema regolato, e quindi partecipano alle attività di sviluppo. In questo modo, i privati possono anche rafforzarsi in termine di nuove tecnologie, sviluppo di nuovi sistemi e nuove metodiche. “Credo che il Pnrr sia quindi anche una grande occasione di Sviluppo Industriale che, non a caso, titola un intero capitolo del Piano: ‘Ricerca all’Impresa’”. (di Andreana d’Aquino)  

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