Pensioni, Italia e Francia a confronto: quali differenze ci sono?

(Adnkronos) – In Italia la nuova riforma delle pensioni ancora non c’è e, soprattutto, non ci sono i soldi per farla. Perché si sta parlando di misure che hanno un costo, dovendo compensare, si spera in maniera strutturale, le misure drastiche di una riforma già fatta, con la legge Fornero. In Francia la riforma delle pensioni c’è ma è stata accolta con una grande protesta di piazza. E serve, essenzialmente, a risparmiare risorse. Il problema è lo stesso, la sostenibilità del sistema di fronte a un generalizzato invecchiamento della popolazione, ma sono diversi i punti di partenza e quelli, presumibili, di arrivo.  

Tutti e due i Paesi si trovano a dover fare i conti con l’esigenza di fondo di alzare l’età pensionabile e aumentare la platea che alimenta i contributi previdenziali. La differenza sostanziale è che l’Italia di riforme delle pensioni ne ha fatte diverse, su tutte la legge Fornero imposta dall’emergenza straordinaria vissuta nel 2011 per i conti pubblici. E che l’età pensionabile, in questo momento, è più alta che in Francia. Le principali questioni portate al tavolo di confronto iniziato ieri con le parti sociali riguardano le misure specifiche per le donne e il nodo legato ai giovani, con l’esigenza di rendere strutturali i criteri di pensionamento, mettendo fine alla lunga stagione delle ‘correzioni’ necessarie per attutire l’impatto della drastica accelerazione innescata dalla Fornero.  

La Francia, invece, si trova di fronte allo scoglio di una riforma sostanziale, finora più volte tentata ma mai realizzata, con l’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni, a cui si accompagnano anche l’anticipazione dal 2035 al 2027 del numero di anni necessari per andare in pensione e l’abolizione di alcuni regimi pensionistici speciali.  

Il confronto fra Paesi e sistemi previdenziali diversi può essere fatto tenendo conto di più parametri. Il primo, quello più evidente e di cui si parla più spesso è quello relativo alla pensione di vecchiaia. La fotografia attuale dice che in Italia il requisito anagrafico richiesto è pari a 66 anni e 7 mesi, ad eccezione delle donne nel settore privato per le quali è prevista una soglia più bassa pari a 65 anni e 7 mesi. In Francia, fino a oggi, si può andare in pensione di vecchiaia a 62 anni. Altro parametro è quello dell’età effettiva di pensionamento, che considera tutte le modalità per andare in pensione, anticipi e deroghe, gestioni speciali, e non solo la vecchiaia. Secondo i dati Inps, nel 2020, in Italia l’età effettiva di pensionamento è stata di 63,8 anni. In Francia esistono 42 regimi pensionistici diversi, con notevoli differenze nelle agevolazioni e nei trattamenti delle singole categorie.  

Ci sono, poi, tra Italia e Francia altre differenze sostanziali sul piano più politico. Due, sulle altre. La Francia non ha lo stesso debito pubblico dell’Italia e non è un Paese, come l’Italia, che ha dovuto affrontare una importante crisi del debito. Sul piano sociale, la mobilitazione di cui sono capaci oggi i sindacati francesi non è la stessa di quelli italiani. Sono passati vent’anni dalla gigantesca manifestazione in difesa dell’articolo 18 del 2002 e le piazze francesi, oggi, hanno un peso molto diverso rispetto a quelle italiane. (Di Fabio Insenga) 

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