(Adnkronos) – E’ l’eterno paradosso che mette insieme previdenza e assistenza. Oggi sono le parole di Matteo Salvini a legare due misure che non devono stare sullo stesso piano. Le pensioni e il reddito di cittadinanza non sono né paragonabili né utilizzabili per uno scambio di poste in bilancio. La semplificazione, ‘togliamo una parte del reddito di cittadinanza per consentire di andare in pensione prima’, oltre che sul piano politico è discutibile sul piano tecnico.
Se il tema è reperire le risorse, sarebbe più corretto farlo attingendo altrove, anche ammettendo che la priorità in questo momento sia quella proposta dalla Lega, riavvicinarsi in qualche modo alla misura di bandiera, ‘quota 100’, che le esigenze di tenuta del sistema hanno diluito in quota 102 e che dal 1 gennaio 2023, senza interventi, si perderebbe definitivamente nel ritorno alla Legge Fornero. Ma se si presenta la scelta come uno scambio ‘alla pari’ tra meno reddito di cittadinanza e un accesso al pensionamento più facile, si entra su un terreno di gioco diverso.
Le politiche di assistenza, in cui evidentemente rientra il reddito di cittadinanza, devono legarsi alle politiche attive per il lavoro. Questo passaggio, che rappresenta la più importante lacuna dell’attuale misura voluta dai Cinquestelle, comporta una discussione puntuale su come e in che misura è possibile correggere le distorsioni del reddito di cittadinanza. E, anche se si arrivasse a sostenere che non serve o che è addirittura dannoso, andrebbe sostituito da una nuova misura per sostenere chi non ha possibilità di lavorare o chi non riesce a trovare lavoro. Impiegando quindi le risorse che oggi sono destinate al reddito di cittadinanza per lo stesso fine e nella stessa direzione.
Il baratto fra reddito di cittadinanza e pensioni più facili non tiene neanche dal punto di vista previdenziale. Serve a poco tamponare il problema del pensionamento anticipato con risorse ‘distratte’ da un’altra destinazione senza un disegno complessivo, che tenga insieme le esigenze di chi deve andare in pensione, le aspirazioni di chi deve entrare nel mondo del lavoro e la sostenibilità del sistema.
Servirebbero due discussioni approfondite, e separate: da una parte una misura efficace per sostenere chi non può produrre reddito, dall’altra una riforma strutturale del sistema previdenziale. Mettere insieme i due piani, semplificando e accorciando la strada da percorrere, rischia di portare risultati solo sul piano della propaganda. (di Fabio Insenga)