Pd, elezioni regionali nel Lazio dividono dem. Interviene Letta

(Adnkronos) – Con lo scontro ormai pubblico e le prese di posizione via social dopo una Direzione regionale bollente lunedì scorso, Enrico Letta interviene per stoppare il caos nel Pd laziale in vista delle regionali del prossimo anno. Oggi ha visto Francesco Boccia e il segretario regionale del Lazio, Bruno Astorre, finito in un vortice di polemiche in questi giorni. Ad Astorre, Letta ha chiesto “di proseguire nella messa a punto del programma e della coalizione e di spostare all’autunno la designazione della candidatura. Contestualmente, gli ha chiesto di lavorare per l’unità interna al Partito, ricercando le massime convergenze possibili”. 

Un’unità che in questi giorni è stata fortemente messa a rischio. I dem sono divisi tra chi vorrebbe primarie per la scelta del candidato – con nomi (di peso) già in campo, anche se i gazebo non sono stati nemmeno ufficialmente decisi – e chi invece punta al ‘metodo Roma’ ovvero confronto tra tutti per arrivare un candidato unitario, come è stato per Roberto Gualtieri. Il nome circolato è quello di Enrico Gasbarra.  

Uno schema che convince sia Regione che Campidoglio, con il sostegno di Goffredo Bettini e anche di Base Riformista. Ma il ‘metodo Roma’ sul candidato unitario rischia di infrangersi sulla fuga in avanti verso le primarie. Di qui le tensioni esplose nella Direzione regionale di lunedì scorso. E quindi la richiesta di Letta che ha congelato la corsa sui nomi e chiesto di andare avanti nel percorso di definizione del programma e della coalizione, per concentrarsi solo dopo l’estate sul nodo candidature.  

Intanto, però, senza che le primarie siano state convocate, ci sono già due candidati in campo. Si tratta del vicepresidente della regione Lazio, Daniele Leodori, e dell’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato. Il primo è un esponente di Areadem di Dario Franceschini, corposa componente di cui fa parte anche il segretario regionale del Pd laziale, il senatore Bruno Astorre, ed è stato tra quelli che hanno lavorato per l’ingresso dei 5 Stelle nella giunta Zingaretti.  

Il secondo ha un profilo meno ‘organico’ al partito: D’Amato non è iscritto al Pd, ha un passato in Rifondazione e ha conquistato una grande popolarità per l’efficace gestione della campagna vaccinale Covid. Piace a Carlo Calenda ed è sostenuto dal sindaco di Fiumicino Esterino Montino, la senatrice Monica Cirinnà, l’ex governatore del Lazio Piero Badaloni, tra gli altri. 

Dopo la tornata non brillante delle ultime amministrative, le tensioni sul percorso della regionali sono esplose nella Direzione regionale del Pd Lazio lunedì scorso. Astorre è stato accusato di gestire la vicenda regionali più da esponente di Areadem che da segretario. Ha scritto sui social Marco Miccoli, membro della segreteria ai tempi di Nicola Zingaretti: “O si dirige il partito o si dirige la propria parte di partito. Entrambe le cose non si possono fare”, ha scritto su Fb.  

Miccoli mette in guardia dal rischio di una “rottura dell’unità” del Pd. “Ci si propone una conta, una sorta di congresso di partito ma senza politica”, un pericolo sollevato da molti interventi in Direzione ma che non sarebbe stato raccolto da Astorre che nelle conclusioni “ha addirittura rilanciato il percorso delle primarie non ancora formalizzato -rimarca Miccoli- aprendo di fatto alla possibilità della rottura dell’unità del partito in un momento drammatico come questo”. 

E oggi a il Foglio il vice di Astorre, Enzo Foschi, la mette così: “Da parte di Astorre c’è stata una chiusura incomprensibile su qualsiasi mediazione”. E avverte: “Il rischio è che le primarie vengano viste dai nostri alleati, ma anche dalla gente, come una conta congressuale senza congresso, faremo male al Pd e metteremmo una pietra tombale su una possibile vittoria”. La fuga in avanti sulle primarie e le candidature ha agitato anche il campo dei potenziali alleati: la calendiana Valentina Grippo ha fatto sapere che se ci saranno le primarie Azione non sarà della partita.  

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