Pasolini, Pelosi unico condannato per delitto Idroscalo ma resta il giallo

(Adnkronos) – E’ la mattina del 2 novembre 1975. Una donna che si trova a passare sul lungomare di Ostia, vede, in via dell’Idroscalo, un cadavere disteso su una strada accidentata. E’ un uomo completamente sfigurato. Si scoprirà qualche ora dopo che si tratta di Pier Paolo Pasolini. Il riconoscimento della salma toccherà a Ninetto Davoli, giovane attore scoperto dal grande intellettuale italiano. Nel corso della notte, la stessa in cui viene barbaramente assassinato il poeta, scrittore e regista tra i più grandi, i carabinieri fermano Giuseppe Pelosi, un giovane di 17 anni, detto ‘Pino la rana’, alla guida di un’Alfa 2000 Gt rubata, che poi risulterà di proprietà dello scrittore. 

Viene portato in caserma e, interrogato dai carabinieri, ammette il furto e fa cenno a un anello di sua proprietà, che gli investigatori hanno trovato vicino al corpo di Pasolini. Arrestato il 2 novembre, viene accusato di furto d’auto, ma il giorno stesso confessa l’omicidio. Nel 1976 viene condannato a nove anni di carcere per l’omicidio Pasolini. Di anni ne sconterà soltanto sette: il 26 novembre 1982 otterrà la semilibertà e il 18 luglio 1983 la libertà condizionata. 

Il colpo di scena 30 anni dopo, nel 2005, quando Pelosi cambia clamorosamente versione dei fatti. “Non fui io ad uccidere Pasolini”, dice, rilanciando una pista investigativa mai battuta fino in fondo ma ipotizzata più volte: la possibilità che Pasolini sia stato massacrato da un gruppo di picchiatori, che volevano dargli una lezione. Le nuove indagini che pure vengono aperte in seguito a quelle ed altre rivelazioni, non portano da nessuna parte. Lo stesso legale della famiglia, Stefano Maccioni, chiede di indagare sui tre profili genetici individuati su una serie di reperti e rimasti ignoti. Eppure, a ormai 100 anni dalla nascita e a quasi 50 dalla morte, quello del delitto di Pasolini resta ancora un giallo. 

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