Papa all’Angelus: “Grazie ai tanti che mi hanno mostrato affetto durante ricovero”

(Adnkronos) – “Grazie a tutti coloro che nei giorni del ricovero al Policlinico Gemelli mi hanno manifestato affetto, premura e amicizia e mi hanno assicurato il sostegno della preghiera. Questa vicinanza umana e spirituale è stata per me di grande aiuto e conforto. Grazie a tutti, grazie a voi, grazie di cuore”. Così Papa Francesco da piazza San Pietro per l’Angelus dopo le dimissioni dal Policlinico Gemelli.  

Bergoglio poi aggiunge: “Annunciare Dio vicino è invitare a pensarsi come un bambino, che cammina tenuto per mano dal papà: tutto gli appare diverso. Il mondo, grande e misterioso, diventa familiare e sicuro, perché il bambino sa di essere protetto. Non ha paura e impara ad aprirsi: incontra altre persone, trova nuovi amici, apprende con gioia cose che non sapeva e poi torna a casa e racconta a tutti quello che ha visto, mentre cresce in lui il desiderio di diventare grande e di fare le cose che ha visto fare dal papà. Ecco perché Gesù parte da qua, ecco perché la vicinanza di Dio è il primo annuncio: stando vicini a Dio vinciamo la paura, ci apriamo all’amore, cresciamo nel bene e sentiamo il bisogno e la gioia di annunciare”. 

“Se vogliamo essere buoni apostoli, dobbiamo essere come i bambini: sederci ‘sulle ginocchia di Dio’ e da lì guardare il mondo con fiducia e amore, per testimoniare che Dio è Padre – sottolinea Francesco – che Lui solo trasforma i nostri cuori e ci dà quella gioia e quella pace che noi stessi non possiamo procurarci. Annunciare che Dio è vicino. Ma come farlo? Nel Vangelo Gesù raccomanda non di dire tante parole, ma di compiere tanti gesti di amore e di speranza nel nome del Signore: ‘Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date’. Ecco il cuore dell’annuncio: la testimonianza gratuita, il servizio. A me lasciano molto perplesso i parolai, con il loro tanto parlare e niente fare”.  

“Facciamoci a questo punto qualche domanda: noi, che crediamo nel Dio vicino, confidiamo in Lui? Sappiamo guardare avanti con fiducia, come un bambino che sa di essere portato in braccio dal papà? Sappiamo sederci sulle ginocchia del Padre con la preghiera, con l’ascolto della Parola, accostandoci ai Sacramenti? E, infine, stretti a Lui, sappiamo infondere coraggio agli altri, farci vicini a chi soffre ed è solo, a chi è lontano e pure a chi ci è ostile? Questa è la concretezza della fede – evidenzia – è quello che conta”. 

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