Nucleare, il Nobel Sacharov: padre dell’atomica russa e dissidente

(Adnkronos) – Quando si parla di armi nucleari e di Russia si finisce spesso a rievocare il suo nome. Considerato il padre della bomba a idrogeno sovietica, il premio Nobel Andrej Sacharov è stato per anni celebrato dal regime comunista per il suo contributo all’arsenale nucleare sovietico ma è stato poi capace di rompere con il suo passato, diventando un dissidente. Prima impegnandosi contro la corsa agli armamenti e poi dedicandosi alla difesa dei diritti umani e alla causa della libertà. Un impegno che lo ha portato a vincere il Nobel per la Pace nel 1975.  

Sakharov è stato un fisico teorico, che ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo delle armi nucleari del suo Paese, ma anche alla cosmologia, alla fisica delle particelle e al nucleare per uso civile. “Il mio destino è stato per certi versi eccezionale e non lo dico per falsa modestia ma per essere precisi. Era più grande della mia persona, io ho soltanto cercato di esserne all’altezza”, ha scritto Sakharov che, insieme ad altri, fra il 1987 e il 1988, ha fondato Memorial, l’organizzazione per la difesa dei diritti umani e il recupero della memoria storica. 

Nel 1989, a febbraio, durante un suo viaggio in Italia, ha visitato la redazione dell’agenzia di stampa Adnkronos, allora in via di Ripetta, accolto dal direttore Giuseppe Marra, perché voleva “conoscere di persona gli interlocutori dei giorni di Gorki”, i giornalisti che avevano costituito per lui, all’epoca del suo esilio, un tenue filo con il mondo esterno. Nel 1984, durante l’esilio di Sakharov, l’agenzia di stampa aveva organizzato una conferenza stampa a Roma della figlia del premio Nobel, Tatiana, canale di comunicazione fra il padre isolato e il mondo. 

Il Premio Sacharov per la libertà di pensiero, assegnato per la prima volta nel 1988 a Nelson Mandela e ad Anatolij Marčenko, è il massimo riconoscimento che l’Unione europea conferisce agli sforzi compiuti a favore dei diritti dell’uomo. È attribuito a singoli, gruppi e organizzazioni che abbiano contribuito in modo eccezionale a proteggere la libertà di pensiero. L’ultimo è stato assegnato a Alexei Navalny, oppositore di Vladimir Putin e prigioniero politico russo. 

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