Nomine partecipate 2023: lo scacchiere tra Leonardo, Poste e Enel

(Adnkronos) – Alfieri, re e stavolta anche regine. Nello scacchiere delle nomine ai vertici delle partecipate di Stato ogni mossa va controbilanciata per non rischiare lo scacco matto. Tra nomi che entrano e nomi che escono -stando ai rumors, perché le carte restano coperte – il premier Giorgia Meloni, nel doorstep al termine del Consiglio europeo, nega ci siano “tensioni” con la Lega: “Stiamo lavorando con grande serietà nonostante le ricostruzioni che io leggo ogni giorno, che sono divertentissime”, le bolla, assicurando di lavorare per “l’interesse nazionale italiano”. Ma al netto di presunte frizioni la partita è apertissima, e si gioca, sul fronte politico, soprattutto su Poste ed Enel: è qui che bisogna trovare l’incastro perfetto per tenere saldi gli equilibri di governo. 

Più in generale quella delle nomine è una sorta di partita a Tetris, dove ogni ‘mattoncino’ deve allinearsi per far salire i punti. A Leonardo sembra farsi sempre più concreta l’indicazione di Lorenzo Mariani, attualmente alla guida del consorzio missilistico Mbda, anche se restano comunque alte le quotazioni dell’ex ministro del governo Draghi Roberto Cingolani, gradito dalla stessa Meloni ma entrato a far parte, nei giorni scorsi, del board del nuovo Fondo per l’innovazione della Nato, un ruolo che lo avrebbe escluso dal giro di valzer per le big di Stato.  

L’unica carta certa, inamovibile, è Claudio De Scalzi al timone di Eni, forte dei risultati messi a segno dall’Italia per recidere il cordone ombelicale dalla Russia sul gas. Sulla presidenza sembra svanire l’ipotesi – tornata a circolare nei giorni scorsi – dell’attuale capo dei Dis Elisabetta Belloni. Nella roulette dei nomi si fa con insistenza quello di Giuseppe Lasco: attuale condirettore generale di Poste, potrebbe puntare alla guida di Terna al posto di Stefano Donnarumma, che potrebbe far gli scatoloni per un upgrade, leggi Enel. 

Una conferma possibile è quella di Matteo Del Fante a Poste, perché “squadra che vince non si cambia”, teorema sposato dal premier ma che non sembra convincere troppo il Carroccio, che vorrebbe un deciso cambio di passo anche se il nome di Flavio Cattaneo potrebbe finire per sparigliare le carte sul tavolo. 

Quello che sicuramente si imprimerà con l’indicazione di una donna, se non più d’una, tra le scelte che il governo esprimerà entro il 13 aprile, per volontà della stessa Meloni che chiede una forte presenza femminile’. Anzi, una delle carte coperte potrebbe riguardare proprio l’indicazione di una donna come ad. Sul fronte ‘rosa’, oltre a quello di Belloni appare assai gettonato -se non in pole- il nome di Giuseppina Di Foggia, attualmente alla guida di Nokia Italia: ‘papabile’ per la presidenza di Enel, è molto gradita a Meloni, con cui avrebbe un rapporto diretto e di grande stima. Sembrerebbero scendere invece le quotazioni di Lucia Morselli, ex Ilva, altro nome rimbalzato nei rumors degli ultimi giorni.  

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