(Adnkronos) – Dal 2007, secondo l’Istat, in Italia la mortalità supera la natalità. Questo fenomeno ha alterato la struttura demografica dell’Italia: la denatalità ha ridotto la popolazione femminile, determinando un’accentuata riduzione delle nascite. Al primo gennaio 2022 le donne residenti tra 15 e 29 anni sono poco più della metà di quelle tra 30 e 49 anni. Se consideriamo il complesso di donne in età feconda, fissata convenzionalmente tra i 15 e 49 anni, queste sono diminuite di un milione di unità rispetto al 2008.
A questo aspetto si aggiunge il rinvio protratto alla maternità che porta alla rinuncia ad avere figli: se infatti, rispetto al 2001, sono aumentati i tassi di fecondità oltre i 30 anni, continuano a diminuire tra le donne più giovani, riflettendo un progressivo rinvio della maternità che sembra peggiorare.
Su come contrastare il declino demografico, alcune best practice sono state individuate da Farmindustria, durante un recente convegno dell’Associazione delle imprese del farmaco dedicato alle donne.
Il settore della farmaceutica in Italia registra un numero di figli superiore del 45% rispetto alla media nazionale ed è merito soprattutto di un modello di welfare all’avanguardia, che prevede misure per la genitorialità e la conciliazione vita-lavoro.
Previdenza e sanità integrativa sono infatti diffuse per il 100% dei dipendenti del pharma in Italia mentre per il 73% esistono forme di flessibilità oraria, come part-time e smart working, servizi di mensa, carrello della spesa e trasporto. Per quanto riguarda i congedi retribuiti, sono del 36% superiori alla media dell’industria per le donne e del 31% per gli uomini.
Le pari opportunità per i dipendenti sono un altro elemento che ha permesso al settore farmaceutico italiano di avere tassi di natalità superiori alla media: le donne rappresentano infatti il 44% del totale – il 47% tra gli under 35 – delle persone impiegate, spesso come dirigenti o quadri. La parità di genere è quindi una realtà consolidata e che continua a crescere sempre più velocemente come dimostra l’aumento dell’occupazione femminile del 15% dal 2016 al 2022.
L’esperienza di questo settore dimostra che invertire la rotta demografica non è impossibile ma richiede un percorso fatto di investimenti, politiche attive per la famiglia e il welfare e una maggiore considerazione della maternità nel mondo lavorativo.