Musumeci: “Non mi dimetto ma pronto a un passo di lato”

(Adnkronos) – “Sono un Presidente scomodo in una terra che finge di volere cambiare”. Entra subito a gamba tesa, il Governatore siciliano, per annunciare il suo passo di lato per la ricandidatura alla Presidenza della Regione. Scuro in volto, anche se si sforza di sorridere, Nello Musumeci, fa sapere di non avere alcuna intenzione di dimettersi, anzi. “Non lascio, io ho un impegno con il popolo siciliano, che ho assunto quando mi ha eletto, e fino all’ultimo giorno servirò la mia regione e il popolo siciliano nei loro legittimi interessi rimanendo con la schiena dritta e con la stessa integrità morale e lo stesso entusiasmo del primo giorno”, ribadisce con forza. Ma è arrabbiato. E si vede. Ecco l’annuncio ufficiale: “Nei prossimi giorni, completato il ballottaggio, si riuniranno a Roma i leader del centrodestra. Ho detto alla mia leader, Giorgia Meloni, che ringrazio per la tenacia, la perseveranza, la passione con cui ha difeso il diritto alla mia ricandidatura, che se il mio nome risultasse divisivo sarò pronto a fare un passo di lato. Se tutto questo può servire all’individuazione di un candidato unitario. Quando lo avranno trovato me lo presenteranno e tutti saremo felici di poterlo sostenere”. Insomma, non è un passo indietro, ma un ultimo tentativo di ricomporre la coalizione di centrodestra per la sua ricandidatura.  

“Ho detto che sono pronto a togliere il disturbo, ma la mia non è una resa, io non mi sono mai arreso, tranne quando il Padre Eterno ha voluto con se mio figlio – dice Musumeci – Io sono un Presidente scomodo ma credo nella coalizione del centrodestra, ritengo che l’unità del centrodestra sia un valore da tutelare e salvaguardare”. E ripete: “Se il mio nome per la ricandidatura è divisivo sono pronto a fare un passo indietro”. “Io non mi dimetto, non è una resa io non sto mollando. Io voglio che il centrodestra torni a vincere e a continuare lungo la strada del cambiamento”. Poi sferra l’attacco. Micidiale: “Io ho detto tutto quello che dovevo dire. Spero che mi si dica presto, se non dovessi essere io il candidato del centrodestra alla Presidenza della Regione, la verità. Ma forse se qualcuno dicesse la verità il centrodestra pregiudicherebbe la prossima vittoria…”. Di più non aggiunge, il Governatore Musumeci. Che, però, ribadisce: “Non svendo la mia futura candidatura per un posto a Roma da senatore o chissà cosa altro. Non accetto compromessi, né la Meloni ha mai proposto a me un baratto del genere. Conosce bene la mia moralità e io conosco lei”.  

Poi, una frecciatina al Presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, che in questi mesi lo ha spesso attaccato: “In quest’ultimo anno ho subito attacchi indicibili dal fuoco amico, preoccupato più a delegittimare il presidente della Regione che ad attaccare le opposizioni”. E spiega: “Ho avuto ottimi rapporti con i segretari dei partiti della coalizione fino a qualche mese fa. Pur risultando vincente in tutti i sondaggi ad opera di istituti nazionali degli ultimi sei mesi, in tutti quelli possibili, in tutti gli scenari possibili elettorali che mi danno vincente, eppure per alcuni miei alleati rimango un presidente divisivo e ricevo attacchi, è un paradosso nella terra dei paradossi”. 

Poi Nello Musumeci dice: “O raccolgo quello che ho seminato in questi cinque anni, oppure mi faccio da parte, continuerò a fare politica da militante”. Una giornata iniziata con i fedelissimi a Palazzo d’Orleans. Una riunione del gruppo parlamentare di Diventerà Bellissima all’Ars, estesa anche agli ex grillini di Attiva Sicilia ormai confluiti in Diventerà Bellissima, tra cui Angela Foti e Sergio Tancredi. I primi ad arrivare sono Giusi Savarino e Alessandro Aricò, da poco nominato, tra le polemiche, assessore all’Istruzione al posto del neo sindaco Roberto Lagalla. Poi un faccia a faccia con gli assessori della sua Giunta. Si vedono in Sala Alessi, tra gli altri, Marco Zambuto, Toto Cordaro, Toni Scilla, Manlio Messina, Mimmo Turano, Ruggero Razza, Marco Falcone.  

Ma perché Musumeci è arrivato a questa decisione, dopo avere insistito per mesi di volersi ricandidare? Lui esclude che ad incidere sul passo di lato siano stati i fischi ricevuti sabato sera al Teatro Greco di Taormina, durante una premiazione con i comici Ficarra e Picone e Tony Servillo. Lui sorride: “Amici, ma davvero? I fischi non c’entrano con la mia decisione. No, no, i comici fanno i comici e lo fanno per professione, sono pagati per farlo. Peraltro hanno fatto il nostro gioco”. E si dice convinto che era “una claque organizzata con 12 persone e la claque è sempre una manifestazione di debolezza e mai di forza”. Poi, una frecciata al M5S e al sottosegretario Giancarlo Cancelleri: “Parlando della condizione disastrosa delle strade, mi hanno fatto un favore. Perché la Regione di tutto si occupa tranne di strade, sono di competenza delle province o dello Stato, dunque del M5S”. “Abbiamo fatto battaglie contro il governo centrale, il M5S ha un sottosegretario siciliano alle infrastrutture. La competenza è del Pd e di tutte le altre forze politiche che sostengono questo governo, tranne dunque proprio Fratelli d’Italia”. 

A chi gli chiede cosa abbia risposto Giorgia Meloni alla sua decisione del passo di lato, dice: “Questo resta nella riservatezza del dialogo tra me e lei. Posso solo dire però che lei ha apprezzato questa mia disponibilità ma si è chiesta, insieme a me, la ragione per la quale io dovrei fare un passo indietro”. Insomma, quello di Musumeci non è proprio un passo indietro ma la sua disponibilità a ricandidarsi. Ad una condizione, però: un centrodestra unito. (di Elvira Terranova) 

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