(Adnkronos) – Sulla guerra fra Russia e Ucraina, che da mesi ormai tiene banco su giornali e siti, “c’è sicuramente un effetto ‘stanchezza’. Più che una sparizione della notizia, noto un suo allontanamento dai titoli di testa dei quotidiani ma non lo vedo come definitivo, bensì molto legato alle vicende belliche”. E’ quanto afferma all’Adnkronos il noto sociologo Mario Morcellini analizzando le cause di quello che, in molti sondaggi, sembra essere un ‘crollo’ mediatico dell’
interesse degli italiani dell’opinione pubblica
verso le notizie riguardanti la guerra in Ucraina. “E’ vero che c’è stata una diminuzione dell’interesse ma, se devo essere sincero, è un crollo congiunturale: le elezioni hanno, seppur lievemente, interferito”, spiega Morcellini.
Il professore analizza dunque le possibili cause di questa flessione, legandole “a tre fattori: il primo è che c’è un elemento di saturazione dell’attenzione. E’ terribile dirlo, ma soprattutto sui fatti critici accade che gli ascoltatori conoscano momenti di stanchezza e quasi di rifiuto. Non è successo con il Covid, perché il Covid ha avuto la spietatezza di presentarsi e andar via più volte. Era difficile essere certi di quale fosse ‘l’ultima puntata’ quindi l’interesse era sempre alto”, osserva. “Il secondo è la concorrenza di altri appuntamenti contestuali, come ad esempio le elezioni referendarie, che hanno variato la dieta degli ‘iperattivi dell’attenzione’. E’ noto che gli italiani nella settimana prima delle elezioni sono incerti, e quella settimana dunque non deve essere giudicata come attendibile rispetto all’interesse verso l’Ucraina”, spiega Morcellini.
Il terzo fattore “sono le pazzesche divisioni dell’opinione pubblica”, scandisce il professore. “I talk show, infatti, credono di avere il dovere di costruire punti di vista opposti, ma questa è una sopraffazione della verità, perché i punti di vista opposti sono in realtà un costrutto che serve solo all’economia della tv, cioè a radicalizzare i punti di vista. Se ci riflettiamo bene, a lungo c’è stata compattezza sulla vicenda dell’Ucraina, non solo dei governi, ma dell’opinione pubblica. Sono poi stati alcuni programmi a costruire una progressiva presa di distanza, alimentando conflitti televisivi che servivano allo scopo di costruire una ‘guerra mediatica permanente’”. Per Morcellini, in conclusione, la tendenza al crollo dell’interesse verso le notizie che arrivano dall’Ucraina dunque “c’è, ma va valutata meglio nei prossimi giorni, perché è una tendenza potenzialmente reversibile in quanto legata all’evoluzione delle vicende belliche e al possibile aggravarsi non della guerra tra Russia e Ucraina, ma della guerra portata dalla Russia in Ucraina”.
(di Ilaria Floris)