(Adnkronos) – La camera Janus della missione spaziale Juice ha ‘aperto gli occhi’. L’Agenzia Spaziale Italiana e l’Inaf hanno riferito che lo strumento Jovis, Amorum ac Natorum Undique Scrutator (Janus) ha superato a pieni voti la fase di commissioning, vale a dire un vero e proprio collaudo durante il quale – a 8 milioni dichilometri dalla Terra – ha aperto i suoi ‘occhi’ elettronici inviando ai tecnici e ai ricercatori la cosiddetta ‘prima luce’, cioè la sua prima serie di immagini. La camera ottica, che viaggia ormai da poco più di un mese a bordo della sonda Esa Jupiter Icy Moon Explorer (Juice), è stata progettata per studiare la morfologia ed i processi globali regionali e locali delle lune ghiacciate di Giove e per eseguire la mappatura delle nubi del gigante gassoso.
Lo strumento è stato realizzato da Leonardo sotto la responsabilità dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e con il contributo e la guida scientifica dell’Università Parthenope di Napoli e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). La scorsa settimana la camera Janus è stata messa in funzione e comandata quasi in tempo reale dall’European Space Operation Center (Esoc) a Darmstadt, per verificare tutte le sue funzionalità hardware e software.
Lo strumento italiano è equipaggiato con un sistema di 13 filtri (5 a banda larga e 8 a banda stretta) distribuiti nell’intervallo spettrale dal visibile al vicino infrarosso (0.34 – 1.08 micron). Il sistema catadiottrico del telescopio definisce un campo di vista rettangolare di 1.29° × 1.72° e permette di raggiungere la risoluzione spaziale di 7 metri nella fase orbitale intorno a Ganimede a 500 chilometri dalla superficie, e di circa 10 km per le immagini dell’atmosfera di Giove.
Janus permetterà dunque l’acquisizione di immagini multispettrali a una risoluzione e con una estensione 50 volte migliore che in passato, garantendo notevoli passi in avanti nella conoscenza di questi mondi esotici. La camera, spiegano inoltre Asi e Inaf, include anche un computer con un software che controlla tutte le funzionalità dello strumento, riceve i comandi e invia telemetria e dati a terra attraverso un’interfaccia satellitare. “Janus è stato progettato per rispondere a molte domande scientifiche della missione Juice” afferma Pasquale Palumbo dell’Inaf di Roma e Principal Investigator del team che ha progettato, testato e calibrato la fotocamera.
“Lo strumento – aggiunge Palumbo – è molto flessibile, possiamo ottimizzare i parametri di acquisizione per i diversi obiettivi, requisiti di osservazione e condizioni che la camera dovrà affrontare”. Janus è ottimizzato per lo studio della morfologia globale, regionale e locale della superficie delle lune ghiacciate di Giove e per il monitoraggio dell’atmosfera del pianeta. Con Janus sarà inoltre possibile studiare gli strati esterni (fino alla troposfera) dell’atmosfera di Giove e approfondire lo studio della magnetosfera in cui Giove e i suoi satelliti sono inseriti e le complesse interazioni che avvengono nel sistema.
Le attività svolte durante la fase di commissioning hanno incluso un controllo completo dell’hardware, con tutti i sottosistemi attivati e monitorati attraverso le relative telemetrie, il comando di diverse impostazioni di configurazione e l’esecuzione di operazioni scientifiche per verificare le condizioni nominali della catena di acquisizione (dal rivelatore all’interfaccia con il veicolo spaziale). Barbara Negri, Responsabile Unità Volo Umano e Sperimentazione Scientifica dell’Asi, commenta che “Janus ha rappresentato una significativa evoluzione tecnologica delle camere ottiche impiegate nelle missioni di esplorazione del sistema solare”.
“La realizzazione di questo strumento – ricorda Barbara Negri – è stata molto complessa e sfidante, ma la società Leonardo ha centrato pienamente l’obiettivo, che permetterà di fare notevoli passi avanti nella conoscenza di queste lune, candidate ad ospitare eventuali forme di vita”. Il comportamento del sistema ottico è stato verificato anche osservando un campo stellare attorno a eta Cyg, una stella binaria visibile nella costellazione del Cigno a circa 135 anni luce dal Sistema solare.
La serie di ‘scatti’ fotografici ha confermato il buono stato dell’allineamento ottico critico di Janus e l’integrità degli elementi ottici. “Un rapido sguardo ai dati acquisiti suggerisce che quasi tutto era nominale. Dopo questa intensa sessione sul campo, possiamo dire: abbiamo uno strumento completamente commissionato” conclude Palumbo.