Miccichè: “Galvagno obbedisce a diktat Roma”

(Adnkronos) – (di Elvira Terranova) – Fa subito una premessa, Gianfranco Miccichè: “Io sono nato per essere felice. Mi diverto sempre, e sempre felice sarò”. Poi, aggiunge: “Sto scrivendo le mie verità. In alcuni casi, sono verità pesanti. Le ho scritte ma non so se raccontarle pubblicamente. Io punto sempre alle operazioni verità”. L’ex viceministro dell’Economia ed ex Presidente dell’Assemblea regionale siciliana da alcuni mesi non è più il coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia, sostituito da Marcello Caruso, braccio destro del Presidente della Regione forzista Renato Schifani. E non è più nel gruppo di Forza Italia all’Ars, ma è – l’unico deputato – nel Gruppo Misto. Dopo l’addio, non senza polemiche, al gruppo che aveva fondato quasi trent’anni fa, quando vinse 61 a 0 vincendo tutti i collegi in Sicilia. Sabato scorso non ha partecipato, per la prima volta, alla convention di Forza Italia. E dice: “Senza di me non è una vera convention…”. Poi, Miccichè si toglie qualche sassolino dalle scarpe. E non risparmia critiche al Presidente dell’Ars, suo successore, Gaetano Galvagno, che ieri ha presentato il bilancio dei primi sei mesi di legislatura, tra alti e bassi: “Sia chiaro – dice Miccichè – Io considero Galvagno totalmente esente da ogni responsabilità, ma vorrei ricordare che il Parlamento rispetto alla scorsa legislatura non è migliorato in niente. Io sono stato tre volte in aula e hanno sempre e solo presentato interrogazioni parlamentari. E basta. Una legge quando la vogliamo approvare? L’Ars deve fare in modo che le leggi escano fatte bene”.  

Poi aggiunge: “Se c’è una vera responsabilità di Galvagno è quella di avere obbedito ai diktat di Roma, di non essere stato autonomo nelle scelte che sono state fatte”. Il riferimento è alla scelta del Presidente dell’Ars di non avere accettato un gruppo parlamentare con allra tre deputati, cioè Miccichè con Nicola D’Agostino e Michele Mancuso, per formare il secondo gruppo di Forza Italia. Mentre il primo era formato dai deputati vicini a Schifani. Poi, anche Mancuso e D’Agostino sono andati con Schfani. E Miccichè rimasto da solo nel Gruppo Misto. “Lui questa scelta non la recupererà mai. Ma non c’entra niente con quello che sta avvenendo oggi – chiarisce Miccichè – E’ stata una excusatio non petita, ieri non aveva nessuna intenzione di attaccare il governo”.  

“Io continuerò a volere bene a Galvagno, il peccato originale è quello di avere obbedito al diktat del suo partito romano. Come può il Presidente dell’Ars farsi carico di fare sparire un gruppo?”. E ricorda: “Quando nella scorsa legislatura c’era una situazione simile con Sicilia futura e Fratelli d’Italia, io dissi che non potevo permettermi di fare sparire un simbolo che esiste a livello nazionale. Solo perché per un meccanismo elettorale alla fine sono stati eletti solo due deputati. Quando, in questa legislatura, ci fu il tradimento io rimasi solo con altri due deputati (D’Agostino e Mancuso ndr) e lui in aula disse: ‘Il gruppo di tre deputati non esiste’. Io risposi: ‘Presidente, questo è un ordine che lei sta ricevendo da Roma. Questa è una responsabilità di Galvagno”. 

E tornando a parlare della conferenza stampa di ieri di Galvagno, spiega: “Doveva fare un attacco ai deputati di maggioranza. E’ il governo che non sta presentando niente. Lui deve fare il Presidente dell’Ars e non lo deve fare con le interrogazioni ma acquisendo autorevolezza e autonomia. Noi siamo una regione autonoma e statuto speciale. Mi auguro che faccia bene, è una persona di grande simpatia, gentile, intelligente. Ha tutte gli strumenti ma alcune cose non funzionano”. 

E sulle impugnative degli articoli della Finanziaria, dice: “Mi accorsi che ogni deputato aveva la sua richiesta, e alla fine furono bocciati 67 articoli. Solo tre o quattro riguardavano la finanziaria. Il governo si deve rendere conto che il Parlamento deve essere suo complice. E quando c’è qualche problema dovrebbe essere il Presidente a chiedergli la mano per risolverla. Nella scorsa legislatura ogni cosa era colpa dell’Ars”. E il riferimento va al ministro Nello Musumeci, ex Governatore siciliano, con cui l’anno scorso, c’erano scintille. Poi parlando della Fondazione Federico Secondo, guidata da Patrizia Monterosso, scelta proprio da Miccichè, l’ex Presidente dell’Ars spiega: “Mi fa piacere che Galvagno ieri abbia parlato bene della Fondazione, perché sinceramente temevo che togliessero Monterosso dalla Fondazione”.  

Del passaggio di Caterina Chinnici dal Pd a Fi dice: “E’ una risposta complicata. Un giorno la storia ci dirà il motivo del suo ingresso. Secondo me c’è una lunga storia dietro”. 

Infine, sulla convention di Milano di Fi, Miccichè ha detto: “In tanti mi hanno detto che senza di me non era una convention di Fi, ma se fossi andato avrei dovuto parlare e in questo momento è meglio non dire quello che penso. Non sono uno che si fa dire cosa devo dire e cosa no…”.  

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