Messina Denaro, “latitante in diverse parti d’Italia. Proposto il 41 bis”

(Adnkronos) – E’ stato già proposto il carcere duro, il 41 bis per Matteo Messina Denaro. E’ quanto si apprende in ambienti giudiziari. “Al momento le condizioni sono compatibili con la detenzione in carcere. Ancora, in questo momento, non possiamo rispondere su quale sarà la struttura penitenziaria a cui sarà destinato Matteo Messina Denaro”, ha detto il procuratore aggiunto Paolo Guido rispondendo alle domande dei cronisti nel corso della conferenza stampa per l’arresto del boss Matteo Messina Denaro.  

“L’aspetto sanitario è stato rilevante, uno degli eventi che ti costringe ad uscire allo scoperto. Certamente non abbiamo trovato un uomo distrutto e in bassa fortuna” ha detto il Procuratore aggiunto Paolo Guido in conferenza stampa. “Era in apparente buona salute, assolutamente curato. Insomma, un profilo di un uomo di 60 anni in buone condizioni economiche”. “Era ben vestito – ribadisce -, indossava capi decisamente di lusso, possiamo desumere da questo che le sue condizioni economiche erano tutt’altro che difficili”. “Sono in corso delle perquisizioni” spiega.  

Matteo Messina Denaro “nei prossimi giorni farà la chemioterapia in una struttura adeguata” annuncia il Procuratore aggiunto Guido alla fine della conferenza stampa. Oggi il boss avrebbe dovuto fare la chemioterapia alla clinica Maddalena di Palermo.  

“Matteo Messina Denaro non era armato, come è emerso dalla perquisizione, e non aveva il giubbotto antiproiettile. Aveva un profilo perfettamente in linea con il profilo di un utente medio di quella clinica”. 

PROCURATORE CAPO DI PALERMO – “La latitanza di Matteo Messina Denaro si è svolta in varie parti del territorio nazionale, nell’ultima parte nelle province di Palermo e Trapani” ha detto il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia nel corso della conferenza stampa sulla cattura di Messina Denaro. “Non lo abbiamo ancora interrogato, sono state raccolte solo due battute con la polizia giudiziaria”, ha detto. “Non sapevamo che aspetto avesse, abbiamo controllato i documenti e lì lo abbiamo visto per la prima volta”. 

“C’è una fetta di borghesia mafiosa che ha aiutato questa latitanza, su questo abbiamo contezza e ci sono in corso delle indagini”. Così il procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia nel corso della conferenza stampa a Palermo sull’arresto del boss Matteo Messina Denaro. “Matteo Messina Denaro era un capo operativo, ma la leadership di cosa nostra non era esclusiva di Messina Denaro. Ovviamente la mafia non è sconfitta, sarebbe un grave errore pensarlo” sottolinea. “Abbiamo catturato un latitante pericolosissimo senza alcuna violenza né con l’uso delle manette, come un Paese democratico pretende” ha detto. “Non abbiamo indicazioni o elementi che possano pensare ad eventuali complicità all’interno della clinica Maddalena, anche perché Messina Denaro si presentava con una identità diversa”.  

“C’è stata una forte accelerazione sulle indagini negli ultimi giorni. L’esito delle indagini del Ros ci portava sempre più a selezione soggetti malati con le caratteristiche dell’ex latitante e da qualche giorno avevamo saputo che il soggetto si dovesse recare in struttura questa mattina. Era ragionevole che fosse lui, ce lo aspettavamo. Ma la certezza l’abbiamo avuta solo stamattina”.  

COMANDANTE ROS – ”L’accostamento della persona al latitante nei giorni passati era un’ipotesi, ma il riscontro sulla sua identità c’è stato solo oggi”. Lo ha detto il comandante dei carabinieri del Ros, Pasquale Angelosanto, nella conferenza stampa sull’arresto di Matteo Messina Denaro. ”Dagli elementi acquisiti avevamo indicazioni che una persona doveva sottoporsi ad accertamenti” clinici. Per quanto riguarda il documento in possesso del boss “sembra un documento autentico, dovremo aspettare gli accertamenti e capire se è un documento falsificato o un documento diverso”. “Allo stato sappiamo che quelle generalità e quel documento era nelle mani del latitante con la foto del latitante” sottolinea. “Il lavoro è stato caratterizzato da rapidità e riservatezza. Nel volgere di poche settimane abbiamo individuato la data di oggi in cui il ricercato si sarebbe sottoposto a degli accertamenti clinici e a delle terapie”. 

”La rete di protezione” per Messina Denaro ”negli anni non è venuta meno, ma si è indebolita perché ha subito colpi da parte, non solo dell’Arma, ma anche delle altre forze di polizia che portavano avanti le indagini ed eseguivano i provvedimenti richiesti dalla Procura”. 

COLONNELLO ARCIDIACONO – Come ha ricordato il colonnello Lucio Arcidiacono, a capo del primo reparto investigativo servizio centrale del Ros “non ha opposto alcuna resistenza”. “Indossava un orologio prestigioso del valore di circa 30-35mila euro” aggiunge. E’ stato “individuato e bloccato insieme al suo complice” in una via vicina alla clinica, ha detto raccontando la dinamica dell’arresto del latitante e spiegando che è avvenuto “in una delle vie”, precedentemente “individuata”. “Non ha finto di essere il soggetto la cui identità ha utilizzato, si è subito dichiarato”, ha continuato il colonnello Arcidiacono. 

COMANDANTE PROVINCIALE CARABINIERI TRAPANI – “Sono in corso e continueranno attività di approfondimento, perquisizioni a locali e abitazioni a soggetti indagati ed emersi in questo contesto che ha portato alla cattura del latitante” ha detto il comandante provinciale dei Carabinieri di Trapani, colonnello Fabio Bottino. L’arresto di Matteo Messina Denaro “è importante anche per la comunità della provincia di Trapani, Castelvetrano e tutto il comprensorio, che da troppi anni ha dovuto convivere con un alone negativo”. Il colonnello auspica che questo arresto possa portare “ripresa del benessere collettivo, fiducia nelle istituzioni, un futuro più roseo libero dall’oppressione che a volte è servito come alibi”.
 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version