Meloni e l’ombra della telefonata fake, trema l’ufficio diplomatico al III piano

(Adnkronos) – La premier Giorgia Meloni vola a Londra – o meglio a Bletchley Park, la località a due ore dalla City dove vennero decifrati i codici nazisti – per un summit sull’Intelligenza artificiale e si allontana dal ‘pasticcio’ della telefonata fake che continua a tenere banco nei palazzi romani e su internet, tra meme e sfottò. Beffata -come Boris Johnson, Angela Merkel, Pedro Sanchez, Elton John e il principe Harry prima di lei, solo per citare alcuni nomi di leader e star finiti nella rete del diabolico duo russo Vovan&Luxus- da un scherzo telefonico che allunga l’ombra del sospetto di un’operazione dei servizi segreti russi, potenzialmente capaci di ‘bucare’ la sicurezza di Palazzo Chigi. 

“Il presidente del Consiglio l’ha capito subito” che qualcosa in quella telefonata non quadrava, si dice “certo” il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai Servizi segreti Alfredo Mantovano, dopo aver dribblato il fuoco di fila delle domande dei cronisti che lo intercettano mentre fa rientro a Palazzo Chigi. Il responsabile della Difesa, Guido Crosetto, con l’Adnkronos taglia corto e stronca la vicenda: “Non è una notizia. Qualcuno ha fatto un madornale errore. Punto. Lei”, la premier, “è una vittima dell’errore”. 

La conversazione che ha generato il pastrocchio è durata ben 13 minuti, il tono -inizialmente confidenziale, quando Meloni pensava che dall’altra parte del cavo ci fosse il presidente della commissione dell’Unione Africana Moussa Faki- è stata chiusa frettolosamente, forse a prova del sospetto che si faceva largo nella premier. Dalla burla trascorrono ben 44 giorni: per ora bocche cucite sulle eventuali verifiche portate avanti in queste 6 settimane per venire a capo della vicenda. “Al momento non ci sono sviluppi sul caso…”, assicurano dallo staff di Meloni.  

Nell’ufficio del diplomatico al terzo piano – dove lavorano 21 persone, a capo della ‘squadra’ il consigliere diplomatico della presidente del Consiglio, l’ambasciatore Francesco Maria Talò, la ‘testa’ attualmente più a rischio – il clima oggi era “di piombo”, raccontano. Presente la consigliera Lucia Pasqualini, colei che si occupa delle relazioni con l’Africa e per questo finita sul banco degli imputati, mentre Talò era assente da Palazzo, a Londra con Meloni e la delegazione italiana: tra i due scambi cordiali, ma mai soli, presenti sempre terze persone. L’ambasciatore -che oggi si è negato al telefono ai cronisti- dovrebbe andare in pensione a fine febbraio, dunque lo attenderebbero ancora 5 mesi pieni di servizio a Palazzo Chigi. Il condizionale è d’obbligo, perché il sospetto che si fa largo è che venga spostato prima del tempo.  

Del resto non sarebbe una novità a Palazzo. Durante il ‘regno Draghi’, l’ex capo del cerimoniale – Enrico Passaro, molto stimato nell’ambiente- venne spostato ad appena 8 mesi dalla pensione all’ufficio onorificenze, senza aver commesso alcun errore per giunta. Ecco perché, nell’ufficio di Talò, ora sono in molti a pensare che potrebbero esserci evoluzioni o uscite di scena a stretto giro, già nelle prossime settimane. “Vedremo, chi può dirlo? Magari la vicenda si sgonfia, oppure ci spostano tutti: d’altronde la situazione è quella che è”, sospira una fonte. 

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