Meloni a Tunisi, lungo incontro con il presidente Saied

(Adnkronos) – Il colloquio bilaterale ufficiale tra il presidente tunisino Kais Saied e la premier Giorgia Meloni “è stato molto lungo ed è un segnale di un buon feeling tra i due leader”. A sottolinearlo fonti della delegazione italiana mentre è in corso la missione a Tunisi della presidente del Consiglio. Ulteriore segnale della sintonia, rimarcano le stesse fonti, è il fatto che al termine dell’incontro Meloni e Saied con le delegazioni si siano intrattenuti informalmente nella terrazza per ulteriori scambi di vedute davanti a un caffè. Una coda di incontro che ancora si sta prolungando. 

“Sono molto felice di parlare con lei dei nostri problemi. Lo dico a voce alta: lei è una donna che dice a voce alta ciò che gli altri pensano in silenzio”, ha Saïed accogliendo la premier al suo arrivo al Palazzo presidenziale di Tunisi. 

Meloni è arrivata a Tunisi in mattinata. Ad accoglierla il primo ministro della Tunisia Najla Bouden Ramadan.  

Una visita ”di amicizia e di lavoro” quella di oggi a Tunisi: così la presidenza tunisina in una nota ha definito la visita di Meloni, ricordando che la presidente del Consiglio è stata invitata dal presidente Saied. Venerdì i due hanno avuto un colloquio telefonico durante il quale, sottolinea la presidenza di Tunisi, sono state sottolineate le ”relazioni speciali tra i due Paesi e i legami strategici tra la Tunisia e l’Unione Europea”. 

L’agenzia di stampa Tap afferma che la telefonata è stata anche l’occasione per discutere dell’iniziativa, lanciata da Saied, di organizzare una conferenza ad alto livello tra i Paesi interessati dalle migrazioni, in particolare i Paesi del Nord Africa, del Sahel e del Sahara, e i Paesi del Mediterraneo settentrionale. L’obiettivo di questa iniziativa è quello di affrontare le cause della migrazione irregolare e individuare le strategie adeguate da mettere in atto per porre fine alla crisi umanitaria che essa provoca, sottolinea la presidenza di Tunisi in una nota. 

La premier Meloni è stata contestata sui social da alcune organizzazioni non governative (ong) locali che l’hanno definita “persona non grata”. Nella nota diffusa tramite Facebook dal Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes) si legge che ”il sostegno offerto dall’Italia è finalizzato a frenare le partenze della Tunisia, che si tratti di cittadini tunisini o stranieri, e per facilitare e accelerare i rimpatri forzati dall’Italia. Le politiche migratorie del governo italiano hanno un impatto diretto sui tunisini in Italia. Nel 2020 e nel 2021, i cittadini tunisini sono stati la prima nazionalità a essere detenuti nei Centri italiani di Permanenza di Rimpatrio e la prima nazionalità ad essere rimpatriata”. 

Le ong, tra cui anche la Lega tunisina dei diritti umani e l’Associazione delle donne democratiche tunisine, citando una recente indagine che ha anche ”messo in luce le cure disumane che soffrono in questi centri i migranti, tra cui molti tunisini. La cooperazione tra i due paesi non riguarda né le procedure di identificazione dei corpi dei defunti in mare né il rimpatrio dei corpi”.  

Nel comunicato, firmato tra l’altro dagli Avvocati senza frontiere e dall’Associazione di intersezione per i diritti e le libertà, si parla di ”considerevoli finanziamenti concessi dall’Italia, circa 47 milioni dal 2014, che sono stati utilizzati esclusivamente per rafforzare l’apparato di sicurezza tunisino, di cui il ministero dell’Interno e della Difesa sono i principali destinatari”. Inoltre, prosegue la nota, ”la cooperazione tecnica e commerciale che l’Italia vuole mantenere con la Tunisia non giova in nulla al popolo tunisino, dato che per beneficiarne bisogna ottenere un visto e che rimane per molti tunisini una chimera”. 

Il testo, firmato anche dal Comitato per il rispetto dei diritti umani e delle libertà in Tunisia e dall’Organizzazione contro la tortura in Tunisia, ricorda che l’Italia ha rinnovato la classificazione della Tunisia nell’elenco dei paesi d’origine sicuri”, ma allo stesso tempo ”il paese affronta una grave crisi economica, sociale e politica e il governo tunisino ha una sola priorità: perseguire e carcere attivisti, sindacati, giornalisti e oppositori politici”. Dato il contesto attuale, sostengono le ong, ”la Tunisia non può essere considerata un paese sicuro per le persone con mobilità”. 

Si afferma poi che ”l’obiettivo del governo italiano è fare della Tunisia una guardiana dei suoi confini, soprattutto nelle operazioni di intercettazione delle imbarcazioni nelle acque territoriali e del loro trasferimento in Tunisia, e favorire una stabilizzazione superficiale del paese per evitare che sempre più tunisini la lascino. Dal promo gennaio al 31 maggio la Tunisia ha intercettato 23.110 migranti (10 volte più dello stesso periodo del 2020)”. Le associazioni firmatarie ricordano quindi che ”la mobilità è un diritto umano e che proprio a causa di queste politiche di esternalizzazione e di sicurezza adottate dai due Stati migliaia di persone, tunisini e stranieri, stanno perdendo la vita, costrette a prendere strade sempre più pericolose”. E che ”la cooperazione e le politiche di vicinato devono favorire gli interessi del popolo tunisino ed esorta il governo tunisino ad astenersi dal svolgere il ruolo di gendarme del Mediterraneo”. 

Inoltre viene ”ricordato che le discussioni in corso con le autorità italiane sulla cooperazione in materia di controllo delle frontiere e lotta al traffico portano le acque territoriali e il territorio tunisino all’ingerenza delle forze di sicurezza europee”. Va anche chiesto che ”venga presa in considerazione la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo del 30 marzo, che ha condannato il governo italiano per aver violato i capitoli 3, 5 e 13 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo contro 4 migranti tunisini e chiede la cessazione delle espulsioni di massa dei migranti tunisini provenienti dall’Italia”. Inoltre si ”denuncia il rapporto ideologico tra governi tunisino e italiano, segnato da discorsi xenofobi e razzisti”. E, concludono le ong, ”esortiamo i governi a stabilire la verità e a rendere giustizia per la sospetta morte di Wissem Ben Abdellatif, deceduto il 28 novembre 2021 attaccato ad un letto dell’ospedale San Camillo di Roma, a seguito del suo trasferimento dalla rianimazione cardiopolmonare da Ponte Galeria”. 

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