Mediobanca, Delfin punta su 5 consiglieri

(Adnkronos) – Nella partita di Mediobanca, Delfin gioca il numero cinque. Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi, oggi è arrivata l’ufficialità: la cassaforte degli eredi di Del Vecchio ha depositato la lista con 5 candidati per il Cda di Piazzetta Cuccia per il triennio 2024–2026. La lista, approvata all’unanimità, non indica un presidente o un amministratore delegato ed è composta da Sandro Panizza, Sabrina Pucci, Cristina Scocchia, Massimo Lapucci, Jean Luc Biamonti. Delfin ha presentato anche la lista di candidati alla formazione del collegio sindacale, composta da Mario Matteo Busso, sindaco effettivo, Barbara Tadolini, sindaco effettivo, Angelo Rocco Bonissoni, sindaco supplente.  

Niente lista lunga di sette consiglieri, opzione ventilata nelle ultime settimane, ma una rosa più ristretta con candidati, spiega Delfin, “dotati dei requisiti di indipendenza” e che “posseggono competenze di alto profilo, in grado di supportare Mediobanca nel percorso di crescita tracciato nel suo piano strategico”. E, sottolinea la holding lussemburghese, “la lista viene proposta con l’obiettivo di collaborare con tutti i membri del consiglio e offrire un contributo alla realizzazione del piano industriale. La lista di minoranza non ha intenti competitivi nei confronti della lista di maggioranza del management, ma avrà l’obiettivo di portare il valore di un cambiamento costruttivo all’interno del board”.  

“La visione che guida la lista di Delfin – evidenzia ancora la società- trova il suo fondamento nello spirito imprenditoriale che ha sempre animato il sistema economico italiano, e che il fondatore di Delfin Leonardo Del Vecchio ha impersonificato nella sua forma più alta e nobile. Delfin intende rappresentare questa visione, nell’interesse di tutti gli investitori, favorendo un processo di rinnovamento strategico e tecnologico in forza dalla complementarietà delle competenze e dei valori espressi dalla lista proposta. Questo spirito di rinnovamento costituisce l’essenza stessa dell’imprenditorialità e non è mai una critica del passato, ma una visione sempre orientata al futuro”.  

Il primo della lista (da ricordare che le nomine avvengono in ordine di presentazione) è Sandro Panizza, manager di lungo corso nel Gruppo Generali e nel Gruppo Intesa, e oggi commissario straordinario di Eurovita. Seguono Sabrina Pucci, docente universitaria che è stata anche consigliera di amministrazione di Generali; Cristina Scocchia, amministratore delegato di Illycaffè e membro del consiglio di amministrazione di Essilor Luxottica; Massimo Lapucci, amministratore delegato di Ogr Torino e già segretario generale della Fondazione Crt, azionista di Generali; Jean-Luc Biamonti, presidente di Covivio, la società immobiliare di cui Delfin detiene una quota del 25,5%.  

Con la mossa di presentare una lista di cinque invece di sette, sembra disinnescato il rischio di una spaccatura nel cda in caso di vittoria della lista di Delfin in assemblea. Nello scenario di un’affermazione della lista del cda, alla maggioranza vanno dodici consiglieri e tre, come da statuto, vanno alle liste di minoranza. In questo caso, entrano Panizza e Pucci mentre un posto viene assegnato alla lista di Assogestioni in caso di superamento della quota del 2%. In caso di vittoria della lista di Delfin, entreranno in cda tutti e cinque i suoi candidati oltre a poter nominare il presidente del collegio sindacale. 

Ora che sugli schieramenti in campo le carte sono tutte sul tavolo, si apre la caccia al voto per l’assemblea del 28 ottobre che si avvicina a grandi passi. La previsione è di un’affluenza record, prevista intorno al 75%. Come calcola Equita, la lista del cda può contare sul supporto di circa il 10% dei membri dell’accordo di consultazione, insieme a un ulteriore 7-8% di azionisti che hanno tradizionalmente sostenuto il consiglio di amministrazione, e circa il 30% degli investitori istituzionali (stimando che 1/3 sia detenuto da investitori passivi). Sull’altro fronte, prosegue Equita, Delfin possiede una quota del 19,8% e potrebbe ricevere voti supplementari del gruppo di Caltagirone, pari a circa 9%. “Ribadiamo la nostra opinione che la conferma dell’attuale gestione è fondamentale per garantire la stabilità nella governance, un focus sul business, e l’attuazione del piano industriale, senza perturbare le azioni al livello del consiglio di amministrazione”, rileva Equita.  

Per Kepler Cheuvreux, la lista Delfin potrebbe ottenere i voti di circa il 30-35% del capitale (19,8% dalla stessa Delfin più il 9,9% apparentemente di proprietà di Francesco Caltagirone anche se ha depositato solo una quota del 5,6%, e forse dell’1-5% di altri, tra cui Romano Minozzi con la sua quota dello 0,11%, in quanto ha dichiarato che voterà per la lista Delfin nonostante il fatto che le azioni siano state conferite al patto di consultazione di Mediobanca. La lista del consiglio, che potrebbe contare sul 35-40% (circa il 10,8% del patto di consultazione più parte del 45% delle azioni detenute da investitori istituzionali che non partecipano tutti all’assemblea e che voteranno in parte per la lista di Assogestioni). Poste Vita, la controllata assicurativa interamente controllata da Poste Italiane, detiene oltre l’1% del capitale di Mediobanca, ma non voterà il 28 ottobre. Il consiglio di amministrazione di Mediobanca ha nominato Morrow Sodali come suo rappresentante per avviare una sollecitazione di delega con gli azionisti, in quanto la nomina del consiglio sarà meno agevole rispetto al passato. L’obiettivo è quello di ottenere deleghe dagli azionisti retail che rappresentano circa l’1,5% del capitale.  

L’annuncio di una lista a cinque, secondo Kepler Cheuvreux, “esclude lo scenario peggiore di un consiglio diviso con sette consiglieri della lista Delfin, sette della lista uscente e uno della lista di Assogestioni. Tuttavia, nel caso in cui la lista di Delfin ottenga la maggioranza dei voti, mettendo quindi tutti i suoi cinque candidati nel consiglio, le discussioni all’interno del consiglio e dei comitati saranno probabilmente più accese e la gestione potrebbe essere più sotto pressione quando si tratta della definizione e dell’esecuzione della strategia”. 

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