Medicina, Ficarra (Siu): “Chirurgia urologica meno invasiva per salvare gli organi”

(Adnkronos) – “Le novità principali del congresso riguardano le tecniche chirurgiche che sono finalizzate ad essere meno invasive non solo nell’approccio, con la laparoscopia e la chirurgia robotica, ma anche all’interno del paziente. In ambito oncologico cerchiamo di ottenere gli stessi risultati” di efficacia, “preservando al massimo gli organi, come il rene, o i nervi cavernosi, nella prostatectomia radicale. Abbiamo quindi pazienti che possono guarire dal cancro alla prostata continuando a essere potenti e continenti. Questo avviene anche nella patologia benigna. Pensiamo alla terapia per le calcolosi renali o ureterali. Un tempo serviva il bisturi. Oggi si risolve con piccoli  strumenti miniaturizzati che entrano attraverso gli orifizi naturali, raggiungono i calcoli e li distruggono”. Lo ha detto Vincenzo Ficarra, responsabile ufficio scientifico Società italiana di urologia, all’Adnkronos, presentando il 96esimo Congresso annuale della Società italiana di urologia (Siu) in programma a Roma dal 7 al 9 ottobre. 

“Questa edizione del congresso nazionale – continua Ficarra – è diversa dalle altre perché guarda alle urologie internazionali con ospiti di altissimo livello che consolidano la collaborazione della Siu con improntati società scientifiche come quella americana, europea e internazionale di urologia. Questo è molto importante perché l’urologia italiana è di altissimo livello e abbiamo bisogno di confrontarci sempre e comunque con i migliori per crescere, migliorare e offrire ai pazienti i risultati migliori sia in ambito chirurgico che nell’ambito della terapia medica, con cui oggi possiamo curare molte patologia”.  

A proposito delle liste d’attesa, lo specialista sottolinea che “costituiscono un problema rilevante perché l’urologia si rivolge” in particolare “ a persone con una certa età e che ricorrono agli ospedali per diversi motivi. Il Covid non ci ha ovviamente aiutato – ricorda Ficarra – Abbiamo tenuto fronte alla patologia oncologica, ma siamo stati molto compromessi nelle patologie benigne”, ma c’è “un progetto importante (waiting for) per le liste d’attesa” in urologia.  Serve a “individuare i singoli pazienti per inserirli tenendo conto delle problematiche non solo oncologiche, ma anche per fattori tipo l’età, la maggiore gravità di alcune patologei, anche in ambito benigno, per dare priorità a chi ha problemi complessivamente più seri. Bisognerebbe uscire dagli schemi dalla fascia A B o C – suggerisce Ficarra –  e distinguere nelle singole fasce, le patologie più urgenti da quelle meno urgenti. Ci sono paradossalmente pazienti con neoplasie ad andamento favorevole che potrebbero attendere un tempo più lungo rispetto a quello che dice il legislatore e con forme benigne che invece dovrebbero essere inserite prima – conclude – per ridurre rischi gravi come la perdita di un rene o altre problematiche serie”.  

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