L’allarme di Saronni: “Strade italiane troppo pericolose per il ciclismo, rischiamo di non avere protagonisti azzurri in futuro”

(Adnkronos) – Il rapporto tra ciclismo e (in)sicurezza stradale “è un argomento sempre all’ordine del giorno, soprattutto tra noi ex ciclisti che vogliono bene a questo mondo, al ciclismo. Vediamo che ci sono problemi soprattutto nelle società giovanili, quelle che mettono in sella i ragazzini: senza ragazzini che crescono in bicicletta non abbiamo più la possibilità di avere i protagonisti e i campioni vincenti del futuro. Ci sono veramente tanti problemi, uno di questi è che il ciclismo è fatto su strada, i ragazzi si devono allenare su strada e le nostre strade sono diventate troppo pericolose”. Lo dice Beppe Saronni all’Adnkronos, in occasione della XXVI edizione dell’Eroica a Gaiole in Chianti.  

“E’ un problema che frena le famiglie a mettere i ragazzini in bicicletta e a fargli fare del ciclismo. Nuoto, tennis, campetti: molti sport sono più sicuri e le famiglie sono più tranquille, e questo è n grosso problema del nostro ciclismo”. Mentre invece i giovani ciclisti stranieri da est o nord Europa, crescono e diventano quei campioni che oggi conosciamo: Evenepoel, Roglic, van Aert, Pogacar, Vingegaard e chi più ne ha… “la pericolosità sulle strade è il nostro problema principale -insiste-, e inoltre il ciclismo è diventato difficile, faticoso e molto costoso: abbigliamento, biciclette, trasferte. Però all’estero ci sono le vere strade ciclabili, non pericolose come le nostre piste, sono delle vere strade e quindi chi va in bicicletta è tutelato, e all’estero vanno tantissimo in bici”. 

 

“Questo è anche importante per la mobilità: discutiamo sempre sul fatto che ci sono troppe macchine, bisogna andare verso un mondo più ecologico, e cosa è più ecologico che muoversi in bicicletta Ma bisogna creare le condizioni e predisporre le strutture per mandare le persone in bicicletta in tutta sicurezza, non solo atleti e corridori ma chi vuole muoversi così”, aggiunge Saronni. 

Non solo infrastrutture ma anche un cambiamento culturale: “altrove è già così. Il cambiamento è già avvenuto e noi come sempre siamo indietro, dobbiamo darci da fare. Però ci sono le possibilità: la bicicletta è un mezzo di spostamento sano, che può togliere tanto inquinamento e tante macchine dalla strada. Anch’io sono un guidatore e vedo che ce ne sono di veramente indisciplinati. è chiaro che se sono in macchina dovrei essere più responsabile e dovrei portare più pazienza”. Ce la faremo? “La prossima generazione. Forse”, risponde l’ex campione.  

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