(Adnkronos) – Non è una novità in assoluto. Ma raramente come sta avvenendo in questa fase la Bce e le banche, nel caso specifico quelle italiane, sono state così lontane. Il tema di fondo resta l’inflazione, e la gestione della politica monetaria, ma il nodo principale sono i mutui variabili e le rinegoziazioni legate all’aumento dei tassi di interesse. Francoforte va avanti per la sua strada, invitando gli istituti di credito a dare il loro contributo. Da una parte, la conferma che i tassi di riferimento saliranno ancora, non solo nella riunione di marzo, dall’altra il richiamo che è arrivato dalla presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, “sono certa che molte banche sono pronte a rinegoziare per alleggerire nel tempo l’onere per le famiglie” perché è nel “loro interesse” farlo.
Su tutti e due gli aspetti, la replica ufficiale dell’Abi, per il tono usato e per le puntualizzazioni sostanziali, assume una particolare rilevanza.
Guardando alla politica monetaria, parte da una premessa piuttosto netta, “auspichiamo che la Banca Centrale Europea condivida quanto recentemente indicato dal Governatore Visco quando ha ricordato che occorre bilanciare i due rischi che può correre la politica monetaria, fare troppo poco o fare troppo, e che oggi i due rischi sono simmetrici”, e arriva a una richiesta altrettanto circostanziata: “Occorre un approccio cauto basato su una attenta analisi dei dati e non troppo su modelli teorici che nelle attuali circostanze, fortemente dipendenti da fattori esogeni, potrebbero risultare non coerenti o addirittura controproducenti”.
L’invito, esplicito, è a considerare non solo l’inflazione ma anche la crescita e, per questo, a procedere senza cadere nell’automatismo che lega la pressione sui prezzi all’aumento dei tassi di interesse.
Quando si parla direttamente di mutui, poi, le banche italiane vogliono rimettere ordine le cose. In Italia, ricorda il direttore generale Giovanni Sabatini, “più che in altri paesi europei, sono presenti strumenti per venire incontro alle necessità dei debitori in potenziali situazioni di difficoltà”.
Segue un elenco delle possibilità a disposizione del cliente. “La cosiddetta portabilità dei mutui, cioè la possibilità di surroga del mutuo senza costi per il mutuatario che può quindi cambiare banca e tipologia di mutuo senza oneri aggiuntivi, il fondo di solidarietà prima casa (cosiddetto fondo Gasparrini) che permette di sospendere il pagamento della rata del mutuo fino a 18 mesi in caso di eventi quali perdita posto di lavoro, cassa integrazione”. Soprattutto, la legge di Bilancio per il 2023 “ha introdotto l’obbligatorietà per la banca di convertire il mutuo da variabile a fisso in caso di richiesta del proprio cliente”.
Le banche, ancora, “possono sospendere e rinegoziare/allungare i mutui sulla base di rapporti bilaterali entro gli stringenti limiti delle regole europee di vigilanza”. In proposito, anzi, sono proprio le norme europee a costituire un ostacolo. “Nelle attuali contingenze, sarebbe necessario reintrodurre flessibilità regolamentari per evitare effetti pro-ciclici, in particolare per quello che riguarda le vincolanti e eccessivamente rigide regole dell’autorità Bancaria Europea in materia di ristrutturazioni onerose”, suggerisce Sabatini.
Regole, strumenti e posizioni diverse. In mezzo ci sono i clienti che, stando a diverse testimonianze raccolte dall’Adnkronos nelle ultime settimane, si trovano spesso a dover gestire le resistenze e le condizioni onerose che in molti casi gli istituti di credito oppongono alle loro richieste di rinegoziazione. (Di Fabio Insenga)