Hugo Vau e ‘Big Mama’: “surfare a 70 km/h sulla madre di tutte le onde”

(Adnkronos) – Cavalcare su una tavola da surf l’onda più grande mai registrata sino ad ora. E’ quello che ha fatto Hugo Vau, surfista professionista portoghese, attivista/ecologista, di 41 anni, a Nazarè, una cittadina a un centinaio di chilometri a nord di Lisbona che è diventata da alcuni anni la capitale del tow-in surfing, la disciplina più estrema del surf, praticata da un ristretto club di atleti che sfidano i giganti del mare. Un muro d’acqua di oltre 35 metri, definita la “Big Mama” di tutte le onde oceaniche. “Scendevo da quell’onda ad una velocità di circa 70 km/h pensando ‘non devi cadere’. Paura Si c’è, fa parte della natura umana, ma il rispetto dell’oceano mi consente di dominarla”, ha raccontato Vau.  

“Ad ogni onda bisogna adattarsi. Io mi concentro sul momento per fare in modo che il timore non si allarghi, pensando che sto facendo quello che mi piace”, ha spiegato serafico il surfista che è stato protagonista di un incontro al Salone di Genova per la presentazione di “Surfando tra i giganti dell’Oceano: intervista a Hugo Vau”, libro scritto dal giornalista Fabio Pozzo. Il volume di 208 pagine si focalizza sull’impresa realizzata il 17 gennaio 2018 da Vau, che ha surfato in tow-in l’onda più grande di sempre a Nazarè, la Big Mama, che si forma davanti alla scogliera del famoso faro. “È stato come scendere da una montagna con lo snowboard e con una valanga alle spalle”, dirà alla fine di un’esperienza senza eguali il portoghese per far rendere l’idea di quanto fatto. 

Per mettere in atto una simile impresa si cerca di definire tutte le protezioni possibile per il surfista che viene portato sull’onda da una moto d’acqua. “Serve una preparazione atletica, ma soprattutto mentale. Si prevedono diversi tipi di protezioni, la prima è la propria squadra. C’è un altro uomo con jet ski che è pronto a venirti a recuperare, “o almeno si spera in quello”, ha aggiunto scherzando il campione. “Quando si cade in onde come quelle del resto è come essere colpiti da una colonna d’acqua e poi trovarsi in una lavatrice. Abbiamo delle bombole di co2 attaccate al giubbotto con delle cordicelle che ti consentono di riportarti su ma poi ci deve essere il tuo compagno a riprenderti per evitare di tornare ancora sotto”, ha raccontato Vau che ha “iniziato ad avere attrazione per il mare sin da bambino”.  

“Ho scoperto il mare e me ne sono innamorato, ma sono nato a Lisbona e lì potevo andare solo in piscina quando ero più piccolo”, ma poi si è preso tutte le sue soddisfazioni ed ora ha anche fondato Atlantic Giants, un’organizzazione ambientalista non profit, con sede alle Azzorre, è ambasciatore delle aree marine protette del Portogallo e si prodiga per la conservazione dell’ambiente oceanico. 

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