Guerra Israele, Meloni: “Necessaria sospensione Schengen, mia responsabilità”

(Adnkronos) – “La sospensione del Trattato di Schengen sulla libera circolazione in Europa si è resa necessaria per l’aggravarsi della situazione in Medio Oriente, l’aumento dei flussi migratori lungo la rotta balcanica e soprattutto per questioni di sicurezza nazionale, e me ne assumo la piena responsabilità”. Giorgia Meloni sui social rivendica la scelta fatta oggi quando “con il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi abbiamo comunicato in sede europea la decisione del Governo italiano di ripristinare i controlli alla frontiera tra Italia e Slovenia”.  

“Ne abbiamo parlato con i colleghi sloveni – sottolinea Meloni – ai quali abbiamo rinnovato la nostra piena collaborazione sul contrasto ai flussi di migranti illegali”. 

La libertà di circolazione delle persone è uno dei pilastri dell’Unione Europea. A garantirla è l’acquis di Schengen, un insieme di norme e disposizioni che nascono dall’accordo di cooperazione intergovernativo firmato nel 1985 a Schengen, un villaggio del Lussemburgo meridionale, al confine con Francia e Germania, sulla graduale abolizione dei controlli ai confini. La convenzione che attuava quell’accordo è del 1990; le regole iniziarono ad essere attuate nel 1995, inizialmente tra 7 Stati membri. Nati come accordi intergovernativi, sono stati poi incorporati nel corpus normativo che governa l’Ue. Oggi gli accordi di Schengen riguardano 22 Stati dell’Ue (sono fuori Bulgaria, Croazia, Cipro, Irlanda e Romania; era ed è tuttora esterno all’area Schengen il Regno Unito); Bulgaria e Romania hanno i requisiti tecnici per aderire, ma ancora non sono entrate nell’area di libera circolazione, della quale fanno parte anche alcuni Stati non Ue, come Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein.  

In pratica, lo spazio Schengen è un’area in cui i cittadini Ue godono della libertà di movimento tra gli Stati che ne fanno parte, senza essere sottoposti a controlli di frontiera: ogni giorno 3,5 mln di persone, in media, attraversano un confine interno all’Ue. Si tratta di una libertà che ha dei limiti: tutti i cittadini comunitari possono recarsi in un altro Paese Ue per turismo per un periodo fino a tre mesi, semplicemente avendo un passaporto o una carta d’identità validi. Tutti i cittadini Ue possono vivere in un altro Paese dell’area per motivi di lavoro, in base alle leggi locali, con il diritto di essere trattati nello stesso modo dei cittadini di quel Paese. Gli imprenditori possono aprire imprese in altri Paesi Ue e gli studenti possono studiare ovunque nell’Unione. Secondo stime della Commissione, chiudere i confini interni dell’area Schengen costerebbe tra 100 e 230 miliardi di euro nell’arco di 10 anni, impedendo il pendolarismo transfrontaliero a 1,7 milioni di persone.  

Le regole di Schengen hanno abolito i controlli alle frontiere interne: una volta entrati nell’area, si può circolare tra un Paese e l’altro senza essere soggetti a controlli di frontiera. Sono però possibili, e vengono attuati spesso, controlli di Polizia, cioè non sistematici ma mirati (per esempio, l’agente può chiedere di identificarsi e fare domande sullo scopo del viaggio). Ci sono delle eccezioni: la libertà di circolazione può essere sospesa da uno Stato membro, in via eccezionale e temporanea, di fronte ad una minaccia “seria”.  

I controlli di frontiera reintrodotti in via eccezionale dovrebbero essere ridotti al minimo necessario per affrontare la minaccia e la loro durata, in teoria, è limitata ad un massimo di sei mesi. Nella pratica, le cose spesso vanno diversamente. 

“Il Governo italiano – comunica Palazzo Chigi in una nota – ha comunicato la reintroduzione dei controlli delle frontiere interne terrestri con la Slovenia, in base all’articolo 28 del Codice delle frontiere Schengen (Regolamento Ue 2016/339). Il ripristino dei controlli alle frontiere interne, già adottato nell’area Schengen, è stato comunicato dal ministro Piantedosi alla vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas, al commissario europeo agli Affari interni Ylva Johansson, alla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, al segretario generale del Consiglio dell’Unione europea Thérèse Blanchet e ai ministri dell’Interno degli Stati membri Ue e dei Paesi associati Schengen”. 

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