Governo Meloni, Europa preoccupata Draghi gioca la carta della ‘curiosità’

(Adnkronos) – Per tutto il giorno ha tenuto banco la posizione francese, con le dichiarazioni del ministro degli Affari europei Laurence Boone, pronta “a vigilare sull’Italia”. Poi è arrivata la parziale marcia indietro. “Il ministro non intende dare lezioni a nessuno, la Francia rispetta la scelta democratica degli italiani”, hanno puntualizzato all’Adnkronos fonti del gabinetto francese, dopo la dura replica di Giorgia Meloni. Alla fine, è Mario Draghi a tentare di mandare in archivio, o quantomeno di depotenziare, il cortocircuito diplomatico, non solo mediatico, sulla preoccupazione dell’Europa per l’insediamento in Italia del governo Meloni.  

Il premier lo fa virando su una parola che punta a rasserenare gli animi, “non c’è preoccupazione ma curiosità”. Ovviamente, una cosa è la preoccupazione e un’altra è la curiosità. La frase intera pronunciata dal presidente del Consiglio allarga il concetto. “Ovviamente quando c’è un cambio di governo e di politica così importante c’è molta curiosità, ma non c’è preoccupazione. C’è gran rispetto delle scelte degli italiani”. Draghi non nasconde che sia bersagliato dalle domande, anzi lo conferma, aggiungendo anche di non poter dare risposte. “C’è interesse nel sapere come eventualmente si evolverà la linea politica del nuovo governo, cosa che uno ovviamente si trova in difficoltà a dire”.  

Non potrebbe essere altrimenti. Perché alla curiosità dell’Europa dovranno rispondere il nuovo premier, Giorgia Meloni, e il nuovo governo. Con le parole e soprattutto con i fatti. Per ora, Draghi dà un’indicazione su quella che presume possa essere la collocazione internazionale dell’Italia, europeista e atlantista, in sostanziale continuità con il suo governo: “La linea politica estera, se si guarda le decisioni del passato, dovrebbe essere invariata”. 

Nel condizionale, d’obbligo, e nelle posizioni delle forze che insieme a Fratelli d’Italia costituiranno la maggioranza di governo, pensando soprattutto a quelle espresse anche nel recente passato dalla Lega di Matteo Salvini, c’è la variabile che lascia aperto il discorso. E che spiega, almeno in parte, le parole incaute del ministro francese Boone e anche la curiosità riferita da Draghi. (di Fabio Insenga) 

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