Governo, Meloni: “Cdm il 1 maggio per dare l’esempio”

(Adnkronos) – “Crediamo che i primi a dover dare l’esempio debbano essere quelli come noi che, in fondo, sono dei privilegiati, dunque ho deciso di tenere un Cdm in questa giornata dove tanti italiani saranno comunque sul posto di lavoro, tra le forze dell’ordine, tra chi si prende cura dei malati negli ospedali, nei trasporti, nei ristoranti, negli alberghi, nei luoghi della cultura, compresi i tecnici impegnati in Piazza San Giovanni nel Concertone del Primo Maggio. E’ una giornata importante che il governo dedicherà al lavoro, prendendo decisioni sul lavoro”. Lo ha detto il premier Giorgia Meloni in un’intervista sulle pagine di ‘Milano Finanza’, sottolineando che governare l’Italia “è difficile certo, ma non impossibile. Non mi piacciono gli stereotipi, l’Italia è più grande, più forte e più varia di come viene raccontata”. L’Italia “fa la sua parte nell’Unione europea senza subire imposizioni, negoziando con la bussola dell’interesse nazionale. I nostri rapporti internazionali sono dinamici”, “abbiamo potenzialità inespresse, dobbiamo liberare energie”. Così il premier Giorgia Meloni in un’intervista a ‘Milano Finanza’. 

“Sul fronte interno – prosegue – dobbiamo cambiare la pubblica amministrazione, renderla efficiente, introdurre una cultura di collaborazione con il privato, dobbiamo snellire le procedure a ogni livello dell’articolazione statale; abbiamo avviato il percorso delle riforma fiscale e ci prepariamo a quella costituzionale. L’intervento sull’architettura dei centri decisionali è fondamentale per cambiare le cose, mettere lo Stato al servizio e non contro il cittadino. Sono ottimista e determinata, perché l’Italia è già protagonista e possiamo crescere in tutti i settori strategici. Abbiamo la volontà, le competenze e il tempo per farlo, l’orizzonte di una legislatura”. 

Debito pubblico – “La riduzione del debito pubblico rimane una priorità – ha aggiunto – L’unica via per rendere sostenibile un debito elevato come il nostro è la crescita economica, le politiche di austerità degli anni passati si sono rivelate inefficaci e il cambio di linea della Commissione europea per affrontare le crisi degli ultimi anni ne è la conferma. Per questa ragione il nuovo Patto di Stabilità dovrà essere orientato alla crescita, il che non significa far venir meno l’attenzione sui conti pubblici, ma utilizzare le risorse in maniera adeguata e avviare politiche adeguate”.  

“Servono riforme per far ripartire l’economia e non elargizioni di denaro pubblico che fanno solo aumentare il deficit. Dobbiamo superare la politica dei bonus – rimarca – e della spesa improduttiva e concentrare le risorse su investimenti che, oltre a modernizzare e rendere competitiva l’Italia, possano incidere sulla crescita economica non solo nel breve periodo ma anche nel più lungo termine. Gli investimenti mirati, anche in deficit, sono l’unica strada per ripagare il debito. Dobbiamo farlo in uno scenario economico e finanziario internazionale ancora molto incerto, con l’Europa che deve svolgere un ruolo di primo piano, sostenendo ed affiancando le politiche per la crescita dei singoli Stati. Se la politica monetaria della BCE ha come obiettivo attuale quello della riduzione dell’inflazione, allo stesso tempo serve una dimensione europea per rispondere all’Inflation Reduction Act americano e ai piani di sostegno della Cina alla propria economia”. 

Pnrr – “Sul Pnrr sento e leggo cose che non esistono. Come il ministro Fitto ha già spiegato in diverse sedi istituzionali, governo e maggioranza stanno lavorando con la Commissione europea per risolvere alcuni problemi strutturali del Piano. Ma il Pnrr, sia chiaro, non è un problema, ma una grande opportunità che il governo non si lascerà sfuggire, nonostante errori e ritardi che ha ereditato. Per questo siamo al lavoro per rimodulare il piano e risolvere le criticità, puntando su quei progetti per i quali i finanziamenti possono essere spesi entro la scadenza del Piano”.  

“I rapporti con Draghi, anche durante la fase di FdI all’opposizione, sono sempre stati corretti, di stima. Le critiche al Pnrr sono la presa d’atto che il piano contiene delle criticità sulla quali ci stiamo confrontando con l’Europa”. “Il problema sta nella capacità di progettazione e spesa degli enti locali e della pubblica amministrazione, problemi che lo stesso governo Draghi aveva sottolineato nella Nadef che presentò lo scorso anno. Ed è proprio su questo che dobbiamo intervenire, eliminare alla radice tutti gli ostacoli che non permettono all’Italia di correre verso la crescita e lo sviluppo”, rimarca il premier. 

Superbonus – Sul superbonus “il governo ha avuto il coraggio di correggere un intervento che, per come era concepito, era sicuramente politicamente molto vantaggioso per pochi ma disastroso per i conti pubblici, che ha creato e rischiava di continuare a creare seri problemi alla finanza pubblica. La nostra scelta di portare il credito fiscale al 90% e bloccare il meccanismo della cessione del credito per i nuovi interventi, è stata una decisione doverosa e responsabile, preoccupandoci al contempo sempre di tutelare tutti i soggetti coinvolti, sia imprese sia cittadini, e di risolvere il problema dei crediti fiscali incagliati”.  

Casa- “Noi consideriamo la casa, in particolare la prima casa, un bene sacro e mai e poi mai questo governo potrà introdurre un aumento della tassazione”, assicura. 

Def – “Abbiamo presentato un Documento di Economia e Finanza serio, le previsioni della crescita del Pil sono riviste al rialzo con responsabilità, l’economia va meglio grazie agli interventi messi in campo sin dal suo insediamento dal Governo, in primis la Legge di bilancio, al calo del prezzo delle materie prime, al rallentamento dell’inflazione e alla ripresa dei consumi, dovuta anche al clima di fiducia che si registra in Italia da quando è in carica l’attuale Esecutivo”. “Dall’ipotesi di recessione preventivata da molti – ha proseguito – o anche dalle previsioni di un timido +0,6% del Pil 2023 contenute nel Documento Programmatico di Bilancio dello scorso novembre, passare ad una crescita del Pil dell’1% non è un risultato di poco conto, considerando inoltre le basse percentuali di crescita che l’Italia ha fatto registrare negli ultimi 20 anni, escluso il biennio post pandemia. Vorremmo poi ritrovarci a fine anno nella condizione di annunciare risultati migliori rispetto a quanto attualmente previsto e non, come avvenuto molto spesso in passato, a dover rivedere al ribasso, anche in maniera marcata, le previsioni contenute nel Def”. “Proseguiamo – aggiunge Meloni – sulla strada della riduzione graduale del deficit e del debito pubblico rispetto al Pil, confermando gli obiettivi di indebitamento netto già dichiarati a novembre nel Documento Programmatico di Bilancio, ossia 4,5% quest’anno, 3,7% nel 2024 e 3,0% nel 2025. L’obiettivo per il 2026 viene posto pari al 2,5%. Entro quest’anno ci sarà un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi che va ad aggiungersi al taglio di 3 punti percentuali già realizzato con la Legge di bilancio”. 

“Tuteliamo il potere d’acquisto delle famiglie e favoriamo la crescita salariale – ha rivendicato Meloni -. Fin dall’inizio abbiamo lavorato con realismo, anche per non assecondare la spirale inflazionistica. Sappiamo che non ci può essere una robusta crescita senza stabilità dei prezzi ed equilibrio finanziario”. “Abbiamo salvaguardato i conti non rinunciando però allo spazio di bilancio necessario per avviare il programma con il quale il centrodestra si è presentato alle elezioni, per avviare politiche espansive e tutelare famiglie e imprese, abbiamo gettato le basi per far ripartire l’economia italiana. E ciò, nonostante lo scenario sia il peggiore dal Dopoguerra, con la crisi pandemica appena superata e l’invasione russa dell’Ucraina che hanno creato enormi squilibri geopolitici. I mercati hanno risposto in maniera positiva alla nostra serietà, come dimostrano la curva dello spread e l’andamento della borsa italiana, hanno fiducia nelle capacità del nostro governo”.  

“Abbiamo davanti a noi un orizzonte lungo e obiettivi chiari: la crescita del Pil, il calo del debito, lo stimolo alla creazione di nuovi posti di lavoro, il benessere degli italiani. Un forte impulso alla crescita arriverà dalla riforma fiscale – ha detto con convinzione il premier -, una vera rivoluzione attesa da più di mezzo secolo, inoltre con la riforma dei mercati finanziari vogliamo dare alle piccole e medie aziende l’occasione per svilupparsi e raggiungere le dimensioni che servono per competere”. 

 

 

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