(Adnkronos) – Nel pomeriggio sarà al Senato per rappresentare il sì convinto di Forza Italia alla fiducia sul governo Meloni. Ma la ‘grana’ sottosegretari è quella che lo occupa in queste ore. Anche perché su questa partita si giocano gli equilibri all’interno di Forza Italia, sempre divisa tra ‘ronzulliani’ e ‘governisti’. Chiudere senza strappi e intoppi sui nomi da presentare a Giorgia Meloni, sarà indicativo per il futuro del partito. A complicare la situazione, secondo gli ultimi boatos, c’è il forte malumore dell’ala sudista, che si sente sotto rappresentata e rischia di restare fuori dai giochi. I maldipancia ci sono in Sicilia, Calabria e Campania, che attendono segnali da Arcore. Fino ad ora è stato premiato solo il Nord, è il coro unanime.
Sui papabili, dunque, sottotraccia continua il braccio di ferro tra le due correnti forziste. E sullo sfondo resta la vera battaglia, quella per la gestione del partito, non solo sul territorio. Nel mirino c’è caduto il ruolo di coordinatore nazionale del vicepremier Tajani, che ieri sera è stato a Villa Grande (assente Licia Ronzulli, impegnata a ‘Porta a Porta), e quello di ‘vice’ (ricoperto dal ministro della Ricerca Annamaria Bernini). Nei giorni scorsi il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè ha sollevato ufficialmente il problema del ‘doppio incarico’ di neo ministri Tajani e Bernini.
I ‘governisti’ non replicano, ma lasciano trapelare che se si va avanti così si fa un danno a tutti e soprattutto al partito che per le divisioni tra correnti, come riportato dall’ultimo sondaggio Swg, sarebbe crollato dall’8% delle politiche al 6,2%. L’ultima parola spetterà a Berlusconi, che dovrà accontentare i tanti azzurri della ‘vecchia guardia’ escludi dal Parlamento, in cerca di ‘risarcimento’ e chi, invece, aspira all’up grade governativo anche se rieletto.