(Adnkronos) – “La linea che prevale in Regione Lazio è quella di non parlare di alleanze in un momento in cui tutti gli sforzi devono essere rivolti a risolvere il ‘caro-vita’ e le bollette impazzite: parlare di accordi politici sarebbe surreale nei confronti di famiglie e imprese. Quando sarà il momento opportuno, saranno le Regioni a dire la propria, perché sulle alleanze è giusto che la decisione arrivi dal basso verso l’alto e non viceversa”. In sintesi, che sia il territorio a decidere e non i partiti. Lo dice all’Adnkronos Roberta Lombardi, assessore alla Transizione ecologica in Regione Lazio, circa un’eventuale alleanza col Pd, alleanza che nella Regione dove è stata eletta nelle file del M5S, candidata governatore, è ancora in piedi.
Col Pd “allo stato attuale lavoriamo senza pensare o parlare minimamente del tema alleanze – assicura l’ex parlamentare -: in questo momento siamo concentrati sui costi energetici che gravano su famiglie e imprese, congiuntamente, tutta la giunta, sta lavorando per trovare un pacchetto di risorse e ristori da mettere in campo per supportare chi è in difficoltà. Questa per ora è la priorità, non le alleanze. Poi più avanti vedremo…”.
Tuttavia dal Movimento autorevoli fonti consultate dall’Adnkronos definiscono come “ridotte al lumicino, per usare un eufemismo” possibili alleanze con i dem in vista delle regionali. L’idea che prevale nel quartier generale di via di Campo Marzio è quella di elaborare una strategia unitaria pur tenendo conto delle diverse realtà che si presenteranno rispetto a Lazio, Lombardia, Molise e Friuli Venezia Giulia, le prossime regioni attese alla prova del voto. Ma gli occhi sono puntati soprattutto sul Lazio, ‘orfano’ di Nicola Zingaretti – fresco di un seggio alla Camera – mentre l’intesa tra dem e pentastellati alla Pisana regge agli ultimi mesi di governo, nonostante le nuvole fosche in arrivo per via del termovalorizzatore a Roma.
A sentire gli uomini più vicini a Conte, l’alleanza non si farà: “E’ venuta meno la fiducia, Giuseppe non si fida più…”. Ma dietro il niet, stando ad alcuni ragionamenti interni, potrebbe esserci anche il risultato elettorale messo a segno alle politiche, con il M5S che ha ‘cannibalizzato’ parte dell’elettorato Pd. Uno schema da ripetere, tanto più nel Lazio: “come si può pensare di stringere un’alleanza mentre Gualtieri a Roma costruisce l’inceneritore della discordia”, ovvero la mina che ha fatto saltare il governo di unità nazionale capitanato da Mario Draghi. Anche per questo, la suggestione di una nuova traversata ‘in solitaria’ sembra prevalere.
Sul fronte regionali, poi, rischia di riaprirsi – in parte lo è già – la questione del tetto dei due mandati, perché c’è chi confida in un ‘ammorbidimento’ della linea Grillo, su elezioni dove il radicamento sul territorio -la speranza dei consiglieri di vecchio corso, una trentina circa quelli interessati dalla regola aurea del Movimento- è decisiva. Ma sia Grillo, che lo stesso Conte, sarebbero per tenere la barra dritta ed evitare deroghe, mantenendo l’impegno preso con gli elettori come già avvenuto con le elezioni regionali siciliane. Tanto più che, dopo il risultato messo a segno il 25 settembre, le analisi sui risultati elettorali collegano un ritorno di entusiasmo degli elettori anche al fatto che è stata mantenuta la regola de doppio mandato.