Elezioni 2022, caos centrosinistra: Letta sente tutti

(Adnkronos) – La pazienza di Giobbe e la tela di Penelope. L’alleanza elettorale che con pazienza biblica sta cercando di costruire Enrico Letta sembra appunto una tela che si fa e si disfa un attimo dopo. Ma il segretario dem non è intenzionato a mollare. “Noi continuiamo a lavorare perché è un dovere verso il Paese” provare ad arginare la vittoria della destra, ribadiscono dal Nazareno. Ma tra i dem la preoccupazione è forte. “Così rischia di saltare tutto”, l’allarme dopo una mattinata sull’ottovolante tra le repliche e controrepliche dei partner, potenziali, dell’alleanza. Il tutto via social. 

Un profluvio di tweet di Carlo Calenda che ne ha per tutti. Parte da Luigi Di Maio: “Della sorte di Di Maio, D’Incà, Di Stefano e compagnia non ce ne importa nulla”. E rivolto al Pd scrive: “Decidete”. Ribatte Di Maio “Dopo essere partito dal grande centro, Calenda è diventato un ‘gregario’ della coalizione di centrosinistra. Capisco le sue difficoltà a spiegare…”.  

Poi è il turno dei ‘rossoverdi’. “Direi che abbiamo raggiunto un punto di chiarezza. Mi pare del tutto evidente che c’è una scelta netta da fare per il Pd che ha siglato un patto chiaro con noi che dice l’opposto. A queste condizioni per quanto ci concerne non c’è spazio per loro nella coalizione”, è la presa di posizione del leader di Azione dopo le parole di Nicola Fratoianni: “L’agenda Draghi? Non esiste. Lo ha detto Draghi stesso. Povero Calenda, deve correre in cartoleria a comprarsene un’altra…”. Dal Nazareno però non si demorde. “Ci sono tutte le condizioni per costruire l’alleanza. Anche valoriali”, si sottolinea. Letta intanto sta sentendo tutti gli attori della partita. “I contatti sono a tutti i livelli”, dicono i suoi. 

Scende in campo Dario Franceschini a cui è affidata la replica in chiaro dei vertici Pd. Un appello a Calenda e Fratoianni: “Fermatevi! Ci aspetta una sfida molto più grande dell’interesse dei nostri partiti: evitare che l’Italia finisca in mano a una destra sovranista e incapace. Per iniziarla e vincerla occorre rispettarci a vicenda e accettare le nostre diversità”.  

L’appello del ministro però non sembra funzionare. A strettissimo giro la replica di Calenda sempre via twitter: “Dario, il terzismo alla volemose bene con noi non funziona”, risponde prontamente Calenda, rincarando la dose: “L’interesse dei partiti non conta nulla. Conta dare al paese una prospettiva di Governo seria. Questi erano i patti. Ripeto. Decidete”, insiste il leader di Azione. Insomma, l’alleanza non va allargata, il senso dell’escalation calendiana.  

Ma i patti non erano questi. E il coordinatore dei sindaci Pd, Matteo Ricci, lo ricorda così: “Pragmatismo e stop polemiche. Stiamo facendo una coalizione elettorale a causa di un pessimo Rosatellum. Accordi sono bilaterali tra Pd-Azione e Pd-Sinistra. Enrico Letta lavora per rendere accordi compatibili ma nessuno ha mai pensato di fare accordo Calenda-Fratoianni”, rimarca il sindaco dem di Pesaro richiamando lo stesso Calenda agli accordi presi appena tre giorni fa. Accordi bilaterali e non tra i partiti di tutta l’alleanza. Interviene anche il coordinatore di Articolo Uno, Arturo Scotto, rimarcando sullo stesso punto: “Diamoci una calmata. Bisogna costruire il fronte ampio dei progressisti per evitare di regalare altri spazi alla destra. Stiamo parlando di accordi tecnico-elettorali. Poi ciascuno correrà con il proprio programma”. Matteo Orfini la butta sull’ironia: “Un hacker che manda in down twitter per tre giorni lo abbiamo? Così magari riusciamo a completare la coalizione senza drammi”. 

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