Dazn, una rivoluzione a metà che delude gli utenti

(Adnkronos) – Quella promessa da Dazn era una rivoluzione. Lo streaming avrebbe dovuto portare il calcio di Serie A ovunque, su ogni pc, smartphone e sulle smart tv, con una buona qualità e a un prezzo accessibile. E avrebbe dovuto far dimenticare in fretta la lunga stagione del dominio satellitare di Sky. Ma la rivoluzione è riuscita a metà. O, almeno, ha dovuto fare i conti con diverse battute d’arresto, buchi di segnale, problemi tecnici e critiche diffuse, e con una revisione dei costi e delle modalità di accesso per gli utenti che rischia di incrinare il rapporto di fiducia faticosamente costruito nel primo anno.  

La notizia di oggi sono i dieci euro in più al mese che servono per avere un abbonamento standard e i 20 euro in più per l’abbonamento plus, l’unica opzione possibile per un utilizzo multiplo che non sia legato alla stessa rete internet. La reazione degli utenti, affidata agli sfoghi via social, non promette bene. E conferma le difficoltà, che sono insieme industriali, di marketing e di comunicazione, mostrate nel corso della scorsa stagione. 

A novembre scorso, Dazn aveva tentato una marcia indietro provando a modificare le condizioni contrattuali in corsa, impedendo la visione simultanea delle partite da due device diversi. La valanga di proteste dei clienti e la convocazione, con richiesta di chiarimenti, da parte del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti suggerirono di lasciar perdere. In quell’occasione, la società fece due errori insieme: uno sostanziale, con la modifica di un contratto in essere, e l’altro formale, con la scelta di far trapelare un’indiscrezione e poi, viste le reazioni, prendere l’unica decisione disponibile.  

Già allora, le parole usate nella comunicazione ufficiale per ‘giustificare’ di fatto il tentativo suggerivano che l’operazione fosse stata costruita per portare comunque all’attenzione di tutti il tema e, di fatto, ‘preparare’ il cambiamento che, puntuale, è arrivato quest’anno.  

Quel passo indietro non risolveva, e anzi alimentava, i dubbi su una gestione difficile del rapporto tra Dazn e la propria clientela. Prima il pessimo avvio, con problemi tecnici talmente seri da rendere il servizio offerto non fruibile. Poi le polemiche sulla misurazione degli ascolti e la battaglia con la Lega Calcio, anche sulla quota effettiva di popolazione raggiunta dal servizio. Numeri rilevanti sia nel rapporto con gli sponsor sia con le società della Serie A.  

Sono arrivati i rilievi dell’Agcom, che ha chiesto garanzie sulla qualità della trasmissione, la creazione di un call center con persone fisiche, e la misurazione dell’audience attraverso un Jic (Joint industry committee, come potrebbero essere Auditel o Audiweb). La società ha risposto inviando all’Authority guidata da Giacomo Lasorella una proposta preliminare di impegni, focalizzandosi soprattutto sui rilievi riguardanti la facilità e la trasparenza nei rapporti con i consumatori ed il buon funzionamento del servizio. 

Altro capitolo spinoso, il rapporto con Tim. Il calcio non è stato per la fibra quello che immaginava l’ex ad della società telefonica, Luigi Gubitosi, che ha pagato il conto di un accordo per l’esclusiva su TimVision dell’app Dazn evidentemente troppo ottimistico. La nuova guida di Tim, Pietro Labriola, ha fatto ‘pulizia’, con un accantonamento in bilancio da 548 milioni. Ora Tim e Dazn sono al tavolo di un complicato negoziato per rivedere le condizioni contrattuali con l’obiettivo di arrivare a un accordo entro l’estate. 

Tutti passaggi di una rivoluzione che stenta ancora a diventare realtà. 

(di Fabio Insenga) 

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