Covid, pillola Merck non riduce morti e ricoveri in vaccinati a rischio: studio

(Adnkronos) – “Il trattamento di Covid con” la pillola antivirale “molnupiravir non riduce i decessi o il ricovero ospedaliero nei pazienti vaccinati ad alto rischio colpiti dall’infezione, ma può portare a un recupero più rapido”. E’ la conclusione a cui approda uno studio pubblicato su ‘The Lancet’. Si tratta di un trial controllato randomizzato che ha coinvolto oltre 25mila partecipanti over 18. Precedenti ricerche su pazienti non vaccinati hanno suggerito che molnupiravir potrebbe aiutare a prevenire il ricovero in ospedale, ma questo lavoro fornisce nuove evidenze – spiegano gli autori – che i responsabili politici dovrebbero prendere in considerazione quando formulano le loro strategie invernali per Covid.  

L’osservazione dello studio riguarda i pazienti vaccinati che sono ad alto rischio di mortalità. In questo segmento l’uso della pillola anti-Covid in presenza di infezione non riduce morti e ricoveri, secondo quanto emerge. Tuttavia, i pazienti trattati a casa con molnupiravir si sono ripresi più rapidamente (in media 4,2 giorni più velocemente) rispetto ai pazienti nel gruppo di controllo, composto da una metà dei partecipanti e trattato solo con cure standard. Gli studi che erano stati condotti finora – sottolineano gli autori – erano su popolazioni in gran parte non vaccinate e si collocavano in un periodo temporale antecedente all’emergere della variante Omicron. Questa nuova ricerca è stata condotta invece su una popolazione prevalentemente vaccinata, in cui la maggior parte delle infezioni Covid era da Omicron. 

Un ciclo di 7 giorni di molnupiravir costa circa 700 dollari negli Usa (circa 530 se ne spendono per un ciclo di 5 giorni dell’altra pillola anti-Covid, Paxlovid*), ricordano gli scienziati. Il farmaco è stato inviato direttamente ai partecipanti al trial ed è stato possibile assumerlo per via orale a casa. “Sebbene lo studio non abbia riscontrato alcun beneficio dal trattamento con molnupiravir sul suo esito primario”, cioè riduzione della probabilità di ricovero o morte, “suggerisce che questo trattamento potrebbe avere altri benefici quando viene utilizzato per trattare Covid, come un tempo di recupero più rapido e un follow-up ridotto con i servizi sanitari”, afferma l’autore principale, Chris Butler dell’Università di Oxford nel Regno Unito. “Ciò – aggiunge – potrebbe contribuire ad alleggerire il carico sui servizi sanitari attraverso il trattamento di pazienti selezionati a casa, durante i periodi di elevato carico di malattia e pressione sulla sanità”.  

I pazienti coinvolti nello studio avevano un’infezione da Omicron confermata e non stavano bene da 5 giorni o meno, al momento di iniziare il trattamento. I risultati riguardano persone trattate tra l’8 dicembre 2021 e il 27 aprile 2022, durante il picco dell’ondata di Omicron nel Regno Unito.  

Sui trattati con molnupiravir “non è stato osservato alcun beneficio nei tassi di ospedalizzazione o mortalità” rispetto al gruppo di controllo: sono stati 105 i casi di morte o ospedalizzazione (0,8%), contro i 98 del gruppo di controllo (sempre 0,8%).  

Ma partecipanti che hanno preso la pillola anti-Covid hanno riportato esiti più favorevoli per una varietà di esiti secondari in questo studio. La durata media della loro malattia è stata di 9 giorni, rispetto ai 15 del gruppo di controllo. Utilizzando modelli statistici che hanno tenuto conto dell’intervallo di tempi di recupero in entrambi i gruppi, gli autori hanno scoperto che i pazienti che assumevano molnupiravir si sono ripresi in media 4,2 giorni più velocemente rispetto ai pazienti del gruppo di controllo. Inoltre, 7 pazienti nel gruppo di controllo non hanno raggiunto il recupero entro i 28 giorni. 

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