Covid Italia, aumentano i morti: cosa dicono Bassetti, Galli e Lopalco

(Adnkronos) – Aumentano i mori per Covid in Italia che, secondo il bollettino aggiornato del ministero ella salute sono stati nell’ultima settimana 197 con un incremento del 22,4%. E il dato divide gli esperti tra scetticismo e allarme per i più fragili.  

Il numero dei decessi Covid, afferma all’Adnkronos Salute l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all’Università del Salento, “è alto e sicuramente smonta la narrazione del Covid-19 che diventa un banale raffreddore. I numeri sui decessi sono quelli più affidabili – precisa Lopalco – perché non risentono della scarsa tendenza alla diagnosi che abbiamo riscontrato negli ultimi mesi. In più sappiamo che il picco dei decessi segue sempre il picco delle infezioni. Quindi non è una contraddizione: possiamo avere infezioni in calo e decessi in aumento”. 

“Io continuo ad avere molti dubbi su questi decessi Covid, che sono legati ad altri problemi”, dice all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova. “Purtroppo – sottolinea Bassetti – il paziente che entra in ospedale, viene catalogato come Covid per un tampone positivo e poi muore, è evidente che entra con un ‘bias’ di fondo ed esce con un altro ‘bias’. Questo è un problema vecchio che andrebbe definitivamente chiarito da parte dell’Istituto superiore di sanità, credo che continuiamo a dare dei numeri che non riflettono quella che è la situazione attuale. Mi dispiace, ma 197 morti di Covid – afferma – non ci stanno proprio se non considerando che oltre l’80% di chi che entra in ospedale ha solo il tampone positivo e muore di qualcos’altro. Stiamo sovrastimando i decessi”, avverte.  

“Questa classificazione dei decessi – insiste l’infettivologo – poteva valere nel 2020 e nel 2021 ma oggi uno che entra in ospedale con uno scompenso cardiaco o con il femore rotto ed è anche positivo al tampone, è morto di scompenso cardiaco o di femore rotto, non di Covid – rimarca Bassetti – e invece purtroppo continuano ad essere catalogati come Covid perché abbiano soltanto il tampone positivo. Questo problema deve finire perché è evidente che stiamo dando dei numeri che oggi sono, anche per un osservatore esterno, anche straniero, veramente difficili da comprendere”. 

 

Diversa l’interpretazione che dà del dato Massimo Galli, già direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano. “I 197 decessi per Covid, riportati questa settimana, sono l’esperssione del fatto che il virus circola in abbondanza e che quindi, purtroppo, le componenti più fragili, finiscono per essere duramente colpite”. Ed è anche la conferma, dice all’Adnkronos Salute, che “il dato ufficiale sull’incidenza dei casi è totalmente fasullo, perché non viene dichiarata la grandissima maggioranza delle infezioni riscontrate con i risultati positivi dei tamponi: chi si fa il test a casa difficilmente lo segnale”. 

“Stiamo vedendo anche una certa stabilità dei ricoveri – analizza Galli – che però, rispetto a un mese fa, sono aumentati”. In questo quadro “è quanto mai necessario vaccinare i fragili e le persone che hanno con loro contatti frequente”. Il punto fondamentale, conclude Galli, “è proprio questo: dobbiamo proteggere anziani e fragili. Quando c’è una persona vulnerabile in famiglia bisogna limitare al massimo la possibilità che le persone si infettino e possano trasmettere un’infezione che può essere letale”. 

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