(Adnkronos) – Covid, tre anni dopo stiamo finalmente vedendo la luce in fondo al tunnel? “Sì, il peggio ormai ce lo siamo lasciati alle spalle. Stiamo vivendo una situazione assolutamente diversa non solo rispetto agli inizi del 2020, quando il virus ha iniziato a diffondersi, ma anche rispetto solo all’estate scorsa”. Così Roberto Battiston, docente di Fisica sperimentale, in un’intervista a ‘La Stampa’. Lei è uno dei massimi esperti a livello internazionale nell’interpretazione dei numeri della pandemia: che cosa ci dicono di diverso rispetto alla scorsa estate? “Partiamo dai fatti: a luglio e agosto scorsi avevamo, in Italia, tra il milione e il milione e mezzo di infetti attivi, oggi siamo intorno ai 300mila casi al giorno, ma in continua discesa. In pochi mesi, diciamo a partire da ottobre 2022, il calo è stato costante. Questo ci lascia ben sperare per quello che accadrà nei prossimi mesi”, osserva.
Lei come vede la situazione? “Credo che nel giro di qualche settimana, al massimo un mese, un mese e mezzo, in Italia i contagi saranno azzerati. Anche perché c’è un altro dato che lascia ben sperare”, risponde Battiston. Di che cosa si tratta “Dell’indice Rt – continua – un parametro che abbiamo imparato a conoscere in questi anni: se è 1 o superiore a 1 sappiamo che il virus corre e che i dati sui contagi tenderanno a salire. Viceversa, se è inferiore a 1 significa che la pandemia si sta raffreddando”. In Italia la situazione qual è? “Dallo scorso autunno l’indice Rt non è più risalito sopra 1. Oggi questo parametro è 0,7 e in continua discesa. Restando così per altri mesi potremo dire che la pandemia ce la siamo lasciati alle spalle”, chiosa.
Il Covid, secondo lei, è finito? “Per come lo conosciamo sì – afferma Battiston -ma attenzione: il genere umano è sempre esposto al rischio pandemia. Dobbiamo essere sempre pronti alla possibilità che arrivino delle mutazioni e quindi essere sempre attenti ai segnali che possono arrivare da una malattia che, comunque è ancora ben presente in tutto il mondo. Eviterei, dunque, termini trionfalistici, perché siamo sempre di fronte a un virus che può mutare: il rischio è che spunti una variante o una sottovariante che rimetta tutto in discussione. Stando però così i numeri possiamo dire che la pandemia, almeno in Italia, nel giro di un mese potrà spegnersi”.
E nel resto del mondo? “I dati ci dicono che anche altrove, nelle Americhe, in Africa, ma anche in Asia, i casi di Covid stanno scendendo abbastanza rapidamente. Ci vorranno diversi mesi, ma la situazione mi sembra in netto miglioramento”, precisa. Anche in Cina Ha visto cosa è accaduto? “È evidente che lì ci vorrà più tempo – suggerisce – Aldilà dei dati che probabilmente sono parziali o che sono stati in parte anche omessi, in Cina Omicron si è diffusa moltissimo e, di conseguenza, servirà più tempo perché la pandemia si raffreddi”. In Italia abbiamo adottato una campagna vaccinale molto spinta e restrizioni rigide. Secondo lei quando hanno fatto la differenza Moltissimo, soprattutto in termini di vite umane. – risponde il fisico – Impossibile dire quanti morti avremmo avuto se non ci fossero stati i vaccini. E, comunque, i dati stessi sulla diffusione dei contagi dimostrano quanto vaccini e restrizioni siano state fondamentali. Guardiamo alla Cina, dove probabilmente si è vaccinato meno: lì il Covid impiegherà più tempo a spegnersi rispetto ai Paesi dove la campagna di vaccinazione è stata più spinta ed efficace”.
E il futuro? Dobbiamo aspettarci altre mutazioni? Altre pandemie? “Impossibile dirlo. Recentemente abbiamo temuto per la possibilità che il vaiolo delle scimmie potesse portare un’altra epidemia. E per fortuna non è accaduto. Siamo sempre a rischio, per questo bisogna evitare espressioni trionfalistiche: basta una mutazione, una sottovariante più aggressiva e tutto torna in discussione. I dati, però, al momento ci dicono altro. E possiamo avere meno paura del Covid”, conclude.