Cinema, fondi pubblici e flop in sala: ecco i registi che hanno percepito compensi milionari

(Adnkronos) – Sono cresciuti negli ultimi quattro anni i contributi pubblici per il cinema, a fronte però di compensi milionari per i registi, di una maggior produzione di opere a fronte di incassi più bassi rispetto a Francia e Germania, dell’aumento di richieste del tax credit praticamente quadruplicate rispetto al 2019 e soprattutto di film che hanno ricevuto contributi importanti e poi vanno in sala per pochissimi giorni con un numero irrisorio di spettatori; in qualche caso anche meno di trenta. E’ questo il quadro del cinema e dell’audiovisivo italiano, sulla base di un documento riservato che l’Adnkronos ha potuto visionare. 

Nello specifico, i contributi pubblici sulle risorse del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo, secondo il documento, sono passati da 423,5 milioni di euro nel 2017 a 849,9 milioni nel 2022 e a 746 milioni nel 2023. Il documento riservato fa anche riferimento a compensi molto alti percepiti dai registi di film o serie tv finanziate con il Fondo e riferisce di un contributo alla seconda stagione della serie ‘A casa tutti bene’, pari a 2,1 milioni di euro dal Fondo con lo strumento del credito d’imposta, diretta da Gabriele Muccino che avrebbe indicato 2,2 milioni di compenso. Nella lista ci sono anche: Paolo Genovese, regista della serie kolossal ‘I Leoni di Sicilia’ sulla saga dei Florio e in uscita su Disney+ il 25 ottobre, finanziata con 8,7 milioni dal Fondo con lo strumento del credito d’imposta, che avrebbe indicato 1,4 milioni come compenso; Luca Guadagnino ed Edoardo Gabbriellini che avrebbero chiesto 2,4 milioni di euro come compenso da regista per ‘We are who we are’, finanziato per complessivi 13,2 milioni dal Fondo con lo strumento del credito d’imposta; Saverio Costanzo, che avrebbe indicato 1,4 milioni come compenso da regista per ‘L’amica geniale – Storia del nuovo cognome’ finanziato per complessivi 10,5 milioni dal Fondo con lo strumento del credito d’imposta; Joseph Maximilian Wright avrebbe indicato 1,7 milioni come compenso da regista per “M – Il figlio del Secolo’ finanziato per complessivi 14,9 milioni di euro dal Fondo con lo strumento del credito d’imposta. 

Sempre secondo il documento riservato, alcune opere che hanno richiesto il tax credit alla produzione nazionale dal 2019 al 2022, hanno avuto contributi milionari a fronte di incassi di poche migliaia di euro. Addirittura un film di un regista emergente, ‘Prima di andare via’ di Massimo Cappelli, ha ricevuto 700 mila euro di contributo pubblico e ha raccolto soltanto 29 spettatori in sala. Venti film hanno avuto meno di mille spettatori ciascuno, per un incasso medio di poco più di 2.000 euro a fronte di un contributo pubblico di 11,5 milioni di euro.  

Certamente l’incasso in sala cinematografica è solo una parte degli introiti di un film e alcuni film devono essere realizzati con l’aiuto pubblico per considerazioni di tipo artistico-culturale ma i numeri sopra riportati, si legge nel documento riservato, “ci impongono un deciso cambio di marcia, rapido ed incisivo. Dobbiamo essere certi dell’utilizzo corretto delle risorse pubbliche”.  

A quanto apprende l’Adnkronos, di recente il ministero della Cultura avrebbe individuato una ventina di opere con alto budget, formalmente rispondenti ai requisiti, ma per le quali ci sarebbe un sospetto circa la rispondenza sostanziale. La documentazione sarebbe stata quindi sottoposta all’esame congiunto del Mic con la Guardia di Finanza e l’esito dovrebbe arrivare nelle prossime settimane. 

Inoltre, sempre secondo il documento, la dotazione del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo di cui all’art. 13 della legge 14 novembre 2016, n. 220 è incrementata in misura significativa negli ultimi anni, in particolare nel 2020 (+125 milioni di euro), nel 2021 (+133,6 milioni di euro) e nel 2022 (+25 milioni di euro) per effetto delle risorse emergenziali stanziate a fronte della pandemia di Covid-19. Analizzando i dati dell’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo, in particolare riguardo all’andamento dei volumi produttivi negli ultimi tre anni disponibili, l’Italia registra il più alto numero di opere di lungometraggio prodotte (239 nel 2021 contro le 197 della Francia, le 126 del Regno Unito e le 118 della Germania) a fronte però di incassi più bassi: 176,9 milioni (cresciuti a 306,6 nel 2022) contro i 672,4 della Francia (1.094,4 milioni nel 2022), i 541,9 del Regno Unito (980,8 nel 2022) e i 373,2 della Germania (693,2 nel 2022).  

In relazione alle richieste di tax credit per la produzione nazionale, infine, emerge un numero complessivo di opere di lungometraggio ammissibili che in 4 anni sfiora le 1.200 unità, con un evidente incremento a partire dal 2021: se infatti nel 2019 la richiesta per opere di animazione era una sola, nel 2021 è passata a 15 per scendere a 10 nel ’22; quella dei documentari è passata dalle 48 richieste del 2019 alle 152 del 2022; quella per le opere di finzione (film e serie) è salita dalle 73 richieste del 2019 alle 247 del 2022, per un totale in quattro anni di 1.188 domande di accesso al tax credit. 

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