Caso Pamela, in aula due testimoni che ebbero rapporti con la ragazza

(Adnkronos) – (dall’inviata Sara Di Sciullo) – Nuova udienza stamattina, davanti alla Corte di Assise di appello di Perugia, per il processo di appello bis per la sola violenza sessuale nei confronti di Innocent Oseghale, già condannato in via definitiva per aver ucciso e fatto a pezzi Pamela Mastropietro, la 18enne romana che si allontanò dalla comunità di Corridonia e i resti furono poi ritrovati in due trolley a Pollenza (Macerata) nel gennaio di cinque anni fa. 

La Corte di Assise di Appello di Perugia ha deciso di ascoltare a porte chiuse le testimonianze dei due uomini che incontrarono Pamela e ebbero rapporti con lei prima dell’omicidio. In apertura dell’udienza, il presidente Paolo Micheli ha riferito la richiesta arrivata dal legale di uno dei testimoni di ascoltare la sua testimonianza a porte chiuse “per tutelare” la sua “riservatezza” in considerazione del fatto che la vicenda lo ha già visto “vittima di clamore mediatico”, di “offese anche sui social” e di uno stravolgimento della sua vita tanto da aver dovuto lasciare la sua attività di tassista. 

Il sostituto procuratore generale, gli avvocati di parte civile e la difesa dell’imputato si sono detti d’accordo o si sono comunque rimessi alla Corte. La decisione è stata quella di sentire i due a porte chiuse. Pubblico e giornalisti hanno dunque lasciato l’aula e potranno rientrare una volta ascoltati i due uomini. Oggi Oseghale non è presente all’udienza. 

Prima dell’inizio del dibattimento, fuori dal palazzo della Corte di Assise di appello sono stati srotolati a terra degli striscioni per Pamela: “Pamela grida giustizia e noi siamo la sua voce!”, si legge su uno. “Il disagio non può essere un alibi per un massacro. Pamela voleva vivere e dei mostri le hanno spezzato tutti i sogni”, recita un altro. “Pena dura e certa per chi violenta, uccide, massacra, deturpa la vita altrui ” e “Dopo cinque anni stiamo ancora aspettando giustizia! La disumanità non deve diventare normalità” e “Intercettazione: ‘c’è una bianca da stuprare’ ed era Pamela”, si legge su altri mentre al centro campeggia una foto della 18enne con la scritta “Giustizia per Pamela Mastropietro”. In aula ci sono i genitori della ragazza. Alessandra Verni, la mamma, indossa una maglietta con la foto della figlia. 

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