(Adnkronos) – Quando si parla di fecondazione eterologa, in Italia, si arriva sempre allo stesso punto. Il mercato degli ovociti. E il tema, caro ministro della Famiglia e alla Natalità Eugenia Roccella, è troppo importante per essere banalizzato o, come spesso accade, annacquato nell’ipocrisia. La domanda che in genere si sceglie per sostenere tesi di chi vorrebbe un nuovo passo indietro è: “È giusto o sbagliato spendere soldi per comprare la possibilità di avere figli, quando le condizioni di partenza impediscono di percorrere la strada ‘naturale’?”. La risposta, e ce ne può essere una sola, è: “Nessuno dovrebbe essere messo nelle condizioni di fare questa scelta”.
Le leggi e le politiche vere per la natalità servono anche a questo. Altrimenti si parla di nulla. Il mercato, la compravendita, si innesca quando non ci sono regole che funzionano e quando alla cultura della legalità si sostituisce la cultura del proibizionismo. È stato così per troppo tempo, fino al 2014, quando la Corte Costituzionale ha fatto decadere il divieto di accesso in Italia alla fecondazione eterologa.
Oggi è perfettamente legale fare figli ricorrendo alla donazione di ovociti. Di fatto, però, è ancora difficile riuscirci in questo Paese. Sostanzialmente per la carenza di donatori e donatrici e per il ritardo accumulato nella creazione di un sistema capace di offrire soluzioni efficaci, libere da retaggi del passato e non condizionate dal dibattito surreale che puntualmente viene alimentato. Il turismo procreativo, la formula pessima che si usa per assonanza con il turismo sessuale per descrivere i viaggi a cui le coppie italiane sono costrette a sottoporsi, non finirà mai fino a quando non ci saranno, anche in Italia, le condizioni per sottrarre la fecondazione eterologa al limbo della pratica semi clandestina.
Non è una notizia, cara ministro Roccella, ma è bene ricordare che ci sono migliaia di bambini italiani, nati all’interno di coppie italiane, che esistono grazie a una fecondazione eterologa fatta in Spagna o in Olanda. Sono bambini come gli altri, che ci sono nonostante la gestione miope di un tema tanto rilevante. Ci sono e ci saranno, per fortuna. Fare finta che non ci siano, quando vivono nell’appartamento accanto, quando incrociano nelle scuole altri bambini nati serenamente da un concepimento naturale, è inutile prima ancora che colpevole.
Il traffico di ovociti è illegale in Europa, e ovviamente anche in Italia. Il rimborso che spetta alle donatrici, mille euro più o meno, serve a compensare le terapie e il tempo che servono. Tutto il resto, le cliniche da pagare e i viaggi della speranza che rendono la fecondazione eterologa un privilegio di chi può permettersela, potrebbe essere evitato con un approccio che metta da parte, finalmente, l’ipocrisia di chi non vuole vedere o non vuole sapere. Perché, caro ministro Roccella, le migliaia di bambini italiani nati con fecondazione eterologa, quelli che vivono nella porta accanto, sono anche quasi sempre figli di italiani benestanti. (di Fabio Insenga)