(Adnkronos) – “E’ giunto il tempo che le donne assumano nel nostro Paese ruoli di leadership in tutti i settori, compreso quello istituzionale e politico. L’ipotesi di Giorgia Meloni come prima premier donna sarebbe una novità, ma sarebbe una buona novità? Io temo di no”. Lo ha detto il ministro per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, candidata per il Terzo polo di Azione e Italia Viva nel collegio di Roma centro, intervistata dal direttore dell’Adnkronos Gian Marco Chiocci, in videocollegamento alla terza festa nazionale della Confederazione Aepi, l’associazione europee di professionisti e imprese, in programma da oggi a sabato a Labro, in provincia di Rieti.
“Giorgia Meloni – ha aggiunto Bonetti – è a capo di un partito che in Europa ha votato contro la parità salariale tra le donne e gli uomini, che in Italia si è detta contraria alla legge Golfo Mosca che ha portato dal 5,6% di donne nei consigli di amministrazione a quasi il 40%. Giorgia Meloni pensa che la parità di genere debba essere una sfida. Non posso accettare che alle donne debba essere dato di conquistare ciò che agli uomini è dovuto per diritto: è in un nuovo modello per le pari opportunità in cui c’è una piena condivisione, nella specificità delle proprie differenze tra donne e uomini su cui noi stiamo investendo e su cui abbiamo lavorato. Il soffitto di cristallo va rotto ma a servizio di una parità di genere che rappresenti una grande novità positiva per le donne”.
“Sono fiduciosa, l’obiettivo della doppia cifra è assolutamente alla nostra portata”, ha aggiunto. “Soprattutto – aggiunge Bonetti – sono fiduciosa che da queste elezioni possa iniziare un progetto politico nuovo che sta rappresentando la novità già in queste settimane di campagna elettorale, ma che ancora di più rappresenterà la novità dal 26 settembre: un metodo politico non ideologizzato, non polarizzato agli estremi, che rifiuta ogni forma di sovranismo e populismo e che dà piena continuità all’esperienza di governo che con la ministra Carfagna e la ministra Gelmini abbiamo condiviso sotto la guida del presidente Draghi che ha dimostrato di essere un metodo efficace, cioè la capacità di guardare ai problemi reali e in grado di dare delle risposte non solo sull’immediato, ma di prospettiva, in un’ottica di ricomposizione nel Paese. Come ha detto il presidente Draghi, l’Italia è forte quando è unita”.
“Un ministero del made in Italy? Quello che colgo come estremamente positivo di questa proposta è la necessità di ragionare su una filiera di integrazione che valorizzi il brand del nostro Paese, la nostra produttività e che deve essere fatto in modo sistemico”, ha affermato.
“Il tema di un ministero isolato – ha aggiunto – credo non possa cogliere la necessaria multidimensionalità di correlazione tra le azioni che devono essere messe in campo: dal tema dello sviluppo economico a quello imprenditoriale, quello dell’agricoltura, dell’agroalimentare, del vitivinicolo, della filiera della formazione professionale, della valorizzazione degli Its, di una promozione di politiche del turismo, la digitalizzazione che sarà una leva fondamentale per costruire il sistema Paese. Ciò su cui dobbiamo sicuramente lavorare è sempre di più rappresentarci, pur nelle diversità, come un Paese che viene raccontato e proposto in una filiera integrata che caratteri il ‘made in'”.
“Con le ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini c’è una collaborazione assolutamente positiva e cooperativa. La scelta di presentarci insieme a queste elezioni nasce dalla nostra esperienza al governo. Da subito con loro abbiamo trovato piena sintonia sotto la guida del presidente Draghi, siamo state le ministre che sempre con più coerenza hanno sostenuto il governo: siamo infatti l’unico polo che non gli ha mai tolto la fiducia”, ha spiegato.
“Abbiamo potuto cooperare dai temi sulle famiglie agli asili nido, dalle risorse ai Comuni, in particolare per il Sud Italia, al lavoro fatto contro la violenza sulle donne. L’azione di governo ha, in realtà, solo anticipato un percorso naturale di incontro tra donne che credono nella politica riformista, moderata, popolare e liberale”, ha aggiunto.