Bene il Pil, male industria e inflazione. Come sta veramente l’economia italiana

(Adnkronos) – Il pil va bene, meglio delle attese e meglio di altri grandi Paesi europei. Ma l’industria va male, i prezzi continuano a essere alti e il potere d’acquisto continua a contrarsi. Come sta veramente l’economia italiana I numeri dell’Istat servono a evidenziare le contraddizioni di una fase di profonda trasformazione. L’elemento che sembra mettere insieme le indicazioni che arrivano dalla statistica è una progressiva redistribuzione della ricchezza, con le fasce più alte della popolazione che spendono più di prima e quelle più basse che fanno più fatica di prima, e anche una evidente scostamento nell’andamento del fatturato tra industria e servizi. Con una prospettiva di ulteriore divaricazione, visto che il dato della produzione industriale in genere anticipa una tendenza che porta risultati peggiori. Tanto che l’ufficio studi di Confcommercio scrive esplicitamente: “Il netto calo registrato dalla produzione industriale nel mese di aprile (-1,9% su marzo, -7,2% su base annua) rappresenta un indubbio campanello d’allarme sullo stato di salute della nostra economia”.  

 

Crollo della produzione industriale ad aprile dove si registra, per il quarto mese consecutivo, una flessione congiunturale dell’indice destagionalizzato, con diminuzioni estese a tutti i principali comparti. Il quadro è negativo anche su base trimestrale. Pure in termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario, si osserva una caduta marcata. Ad aprile si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dell’1,9% rispetto a marzo. Nella media del periodo febbraio-aprile il livello della produzione diminuisce dell’1,3% rispetto ai tre mesi precedenti. Corretto per gli effetti di calendario, ad aprile 2023 l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 7,2% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 18 contro i 19 di aprile 2022), emerge dalle rilevazioni. Nella rilevazione della scorsa settimana sul fatturato dei servizi, l’Istat ha evidenziato che nel primo trimestre 2023 l’indice destagionalizzato cresce del 2,2% rispetto al trimestre precedente; l’indice generale grezzo registra un aumento, in termini tendenziali, del 9,4%. Nel primo trimestre l’indice complessivo del fatturato dell’industria è invece cresciuto solo dello 0,1% rispetto al trimestre precedente (+1,0% sul mercato interno e -1,5% su quello estero). 

 

L’Istat ha da poco certificato che il Pil crescerà più di quanto previsto nel 2023. I segnali positivi provenienti dalla stima dei conti economici trimestrali del primo trimestre 2023 hanno portato a una revisione al rialzo della stima del Pil per il 2023 di +0,8 punti percentuali (da 0,4% a +1,2%). La stessa Confcommercio, però, mette le mani avanti: “Dopo l’ondata di revisioni al rialzo per la crescita dell’anno in corso, ormai collocata sopra l’1%, è opportuno riflettere sulla circostanza che tale risultato non è scontato né già acquisito. L’inflazione, nonostante il processo di rientro sia ben impostato, si mantiene su livelli elevati e continua ad erodere le disponibilità delle famiglie. Allo stesso tempo le difficoltà di paesi come la Germania rischiano di impattare negativamente sul nostro sistema, né giovano i ritardi di realizzazione degli investimenti del Pnrr. In quest’ottica è necessario guardare con attenzione anche ai dati sul turismo che, nonostante un primo trimestre brillante in termini di variazioni rispetto allo scorso anno, segnalano ancora, per il primo trimestre, un ritardo nel numero di presenze del 2% rispetto ai livelli dello stesso periodo del 2019”. 

 

A pesare sullo scenario resta il dato dell’inflazione, che incide direttamente sul potere d’acquisto. “Preoccupano in particolare i beni di consumo che registrano una discesa senza freni, con una contrazione del -7,3% su base annua con punte del -8,3% per i beni durevoli, un dato su cui incide in modo evidente l’emergenza prezzi che attanaglia da mesi il nostro paese”, denuncia il Codacons. “A pesare come un macigno sull’industria italiana è proprio l’inflazione ancora alle stelle, con i prodotti più acquistati dalle famiglie che registrano una marcata crescita a due cifre dei prezzi, ed effetti diretti sulla spesa e sui consumi degli italiani. Per questo ribadiamo la necessità di intervenire sui prezzi al dettaglio, perché solo calmierando i listini sarà possibile tutelare la capacità di acquisto delle famiglie, sostenere i consumi e aiutare industria, commercio ed economia”, avverte il presidente Carlo Rienzi. 

 

Per invertire la tendenza, e uscire dalle contraddizioni di un’economia sempre schiacciata tra bassa crescita e problemi strutturali, servirebbe una rapida accelerazione delle riforme e una rapida attuazione del Pnrr. Un’occasione da non perdere, per trainare la crescita e fronteggiare l’inflazione usando la leva degli investimenti. (Di Fabio Insenga) 

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