Arte: mostra di due maestri siciliani a Varese

(Adnkronos) – “Con questa mostra vogliamo celebrare un incontro-scontro avvenuto 30 anni fa tra due modi di concepire l’arte uno realista l’altro concettuale, che tuttavia oggi possono essere naturalmente conciliabili perché raccontano le sfaccettature di una stessa storia: quella della Sicilia. Vogliamo narrarla dal Nord Italia a New York in un percorso di conoscenza di noi stessi e degli altri”. A dirlo i due maestri Lorenzo Chinnici e Santi Curró in arte ‘Nemo’, entrambi artisti siciliani, molto conosciuti in abito internazionale, che dal 22 al 23 Aprile saranno ospiti con le loro opere a Varese per l’evento ‘Liquid Art’ che si svolgerà all’ ‘UnaHotel’ a Varese. La mostra sarà l’evento centrale della manifestazione ‘Varese – Che bolle’ aperta a tutti gli amanti dell’arte e del buon vino e cibo, e nella quale sarà presente il meglio della produzione vinicola italiana, con 20 cantine, 100 etichette, 5 aziende food e 20 partners internazionali. 

“Ci siamo conosciuti proprio a Varese 30 anni fa – spiegano i due artisti – dove uno dei due stava esponendo le proprie opere, subito ci siamo scontrati perché ognuno di noi non comprendeva la pittura dell’altro, per differenze di stili, di età e di visione del mondo; nonostante ciò dopo anni, ci siamo incontrati l’anno scorso in Sicilia e ognuno ha finalmente compreso  il valore artistico dell’altro e abbiamo realizzato che entrambi in verità descriviamo con stili diversi, le stesse caratteristiche della Trinacria, rappresentando, in alcuni casi con tono anche ironico e dissacrante, i paesaggi, le tradizioni, le gestualità, i modi di fare e di concepire la vita dei siciliani. Il nostro obiettivo è quello di dimostrare con questa mostra insieme, che seppur con un linguaggio differente, entrambi esaltiamo una Sicilia che c’è stata, esiste ancora oggi e ci sarà, con le sue contraddizioni e le sue eccellenze. Il nostro messaggio, interpretando in modo corretto diventa univoco: evidenzia le unicità della Sicilia e la sua grande storia di generosità e umanità, partendo dai gesti semplici quotidiani. Questa narrazione vogliamo comunicarla partendo da Varese, dove ci siamo ‘scontrati’ 30 anni fa, fino ad arrivare a New York dove saremo ospiti per una mostra, prevedendo tappe intermedie, esponendo i nostri quadri insieme anche in altre nazioni”.  

La mostra di Varese invita quindi a “immergersi nel linguaggio suggestivo della pittura cruda e accesa di Lorenzo Chinnici che sembra apparentemente scontrarsi con l’astrattismo dei dipinti di ‘Nemo’.  Cruda e indignata l’emozione che traspare dalle opere di Chinnici; astratta e concettuale l’impressione percepita attraverso le opere di Nemo. E se Chinnici in un ‘opera mostra un pescatore intento alla ‘caccia’ del pesce spada nello Stretto in una dimensione eroica, mitica, titanica, con un racconto che si sublima con il sogno ed  esalta i valori della tradizione, incorporando millenni di storia in una raffigurazione  che evidenzia l’importanza della ritualità; Nemo rappresenta la ‘caccia’ del  pesce spada come un grande spettacolo mediatico e commerciale, concentrandosi proprio sulla comunicazione simbolica dell’evento, dove, allo stesso tempo,  il successo o meno della pesca, può cambiare il senso della giornata poiché c’è una ‘spada di Damocle’ che pende sulla testa di tutti e fa la differenza tra la sopravvivenza e la morte per il pesce ma anche per i pescatori”. 

“Questi due modi di concepire l’arte – concludono gli artisti – se apparentemente diversi, se messi a confronto come in questa mostra, possono esprimere un significato più veritiero e ampio della Sicilia. Il messaggio delle nostre opere insieme consente di avere una ‘lettura’ più completa di alcuni simboli della sicilianità”. In un certo senso gli stili dei due artisti svelano l’un l’altro aspetti diversi e complementari dello stesso soggetto: Chinnici ne spiega alcuni valori così come fa  Nemo, in un gioco di rimandi dove la pittura di uno svela il significato della pittura dell’altro, in un incontro- scontro continuo”. La mostra è curata dal critico d’arte Andrea Italiano. 

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