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Poliziotti ed eroi per caso: così Giuseppe e Nicola hanno salvato una 42enne a Taranto

Voleva farla finita lanciandosi dal monumento del marinaio, convinta che così tutto sarebbe finito, la sua vita e il suo dolore. Una 42enne in preda ad un forte stato di sconforto, domenica mattina ha telefonato all’anziana madre per dirle addio per sempre, non sapendo però che sul suo tragitto avrebbe incontrato Giuseppe e Nicola, due…

Voleva farla finita lanciandosi dal monumento del marinaio, convinta che così tutto sarebbe finito, la sua vita e il suo dolore. Una 42enne in preda ad un forte stato di sconforto, domenica mattina ha telefonato all’anziana madre per dirle addio per sempre, non sapendo però che sul suo tragitto avrebbe incontrato Giuseppe e Nicola, due poliziotti eroi in forza alla questura di Taranto che l’hanno letteralmente afferrata con la forza, salvandole la vita.

I fatti

Erano le 12.15 di domenica, il sovrintendente capo Giuseppe D’Alò e l’assistente Nicola Galante avrebbero terminato il loro turno in volante a breve. Nel frattempo però si trovavano in via Plinio, in ausilio a un’altra volante intervenuta per una lite in famiglia. I due erano in un appartamento al settimo piano senza ascensore, quando la sala operativa li ha allertati. L’anziana madre dell’aspirante suicida aveva contattato il 113 spiegando le intenzioni della figlia e fornendo una vaga descrizione del suo abbigliamento. Pochi dettagli e i minuti contati.

Gli agenti si sono lanciati subito alla ricerca della donna. Imboccata via Dante in direzione piazza Ebalia si sono resi conto che i sensi di marcia non permettono di raggiungere tempestivamente il lungomare, quindi hanno deciso di fare un pezzo di strada contromano a sirene spiegate. Poi, finalmente, hanno individuato la donna. Quando lei si è accorta della presenza delle divise, per reazione ha scavalcato la ringhiera. I due poliziotti si sono fiondati addosso all’aspirante suicida, l’hanno afferrata dalle braccia portandola in salvo.

Il racconto

«Piangeva disperata – racconta il sovrintendente capo D’Alò – l’abbiamo fatta accomodare nell’auto di servizio in attesa dei soccorsi, continuava a ripetersi che la sua vita non aveva senso». «Alla fine siamo riusciti a tranquillizzarla spiegandole che niente può valere più della sua vita» racconta invece l’assistente Galante.

La 42enne è stata poi affidata alle cure del caso. «Essere poliziotti non vuol dire soltanto fare prevenzione e repressione. Salvare una vita è un orgoglio, incarna il senso della divisa che indossiamo» dicono i due. Nicola e Giuseppe non sono nuovi a questo tipo di interventi. Rispettivamente in polizia da 11 e 36 anni, sempre in strada, lo scorso 5 luglio, praticando un massaggio cardiaco hanno salvato la vita a un 60enne colpito da malore in centro città. «L’uomo è arrivato in ospedale in coma, ma oggi sta bene. Tutto questo ci gratifica – dice D’Alò – soprattutto quando torniamo a casa dalle nostre mogli con ore di ritardo, destando enorme preoccupazione, quindi il primo grazie va a loro che ci supportano». Questo salvataggio segue di qualche settimana un altro provvidenziale intervento sempre nello stesso punto, la ringhiera del lungomare, tristemente nota per questo genere di tentativi. Anche in quel caso due angeli in divisa hanno fermato una ragazza che voleva farla finita.

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