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Una 30enne barese morì dopo un intervento al cuore a Torino: l’ospedale dovrà risarcire la famiglia

L'azienda ospedaliero-universitaria "Città della salute e della scienza" di Torino dovrà risarcire la madre e i fratelli di una 30enne, originaria della provincia di Bari, morta a causa delle "plurime e rilevanti criticità assistenziali" dei sanitari nel corso di un'operazione al cuore. È quanto si legge nella sentenza della quarta sezione civile del tribunale di…

L’azienda ospedaliero-universitaria “Città della salute e della scienza” di Torino dovrà risarcire la madre e i fratelli di una 30enne, originaria della provincia di Bari, morta a causa delle “plurime e rilevanti criticità assistenziali” dei sanitari nel corso di un’operazione al cuore.

È quanto si legge nella sentenza della quarta sezione civile del tribunale di Torino, il cui collegio giudicante era presieduto dalla giudice Stefania Tassone, in relazione a quanto accaduto nel 2004: la donna, affetta dalla nascita da una cardiopatia congenita (la Tetralogia di Fallot) e già sottoposta quando aveva sei anni a un altro intervento, aveva scelto di operarsi a Torino per la sostituzione dell’aorta discendente e della valvola aortica.

In fase di cannulazione si verificò, in base a quanto accertato dagli inquirenti, una «lacerazione iatrogena dell’arteria iliaca destra» che provocò una grave emorragia, ma i sanitari non misero in atto le indagini che avrebbero consentito «di riparare la lesione vascolare»: non la sottoposero a Tac dell’addome, né ad elettrocardiogramma, e nei loro confronti è stata riconosciuta la «mancata messa in atto di un adeguato approfondimento diagnostico» e «l’assenza di specifici provvedimenti terapeutici».

Pur trattandosi di un «intervento cardiochirurgico complesso e che implicava la soluzione di questioni tecniche di particolare difficoltà», le «criticità assistenziali che hanno connotato la condotta dei sanitari» hanno causato, «in termini di ragionevole probabilità», il decesso della paziente.

La donna, entrata in sala operatoria la mattina dell’1 marzo 2004, morì nel primo pomeriggio del 4 dopo aver trascorso tre giorni in rianimazione, intubata e sedata. L’azienda è stata condannata a risarcire «per perdita parentale» la madre della donna con 201mila euro, mentre 29mila euro sono previsti, a testa, per il fratello e la sorella della vittima. La famiglia è stata assistita dagli avvocati Pasquale Trigiante e Alessandra Casamassima.

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