Messi da parte i conteggi delle urne e i festeggiamenti, vincitori e vinti tirano le somme dell’ultimo turno di voto amministrativo. Si deve fare i conti col nemico dell’antipolitica, un astensionismo che nel più grande capoluogo di provincia del Sud al voto, Taranto, ha superato il 50% al secondo turno e non mancano malumori e scintille. Mentre nel centrosinistra è il governatore Michele Emiliano a spingere per riunire il campo largo, nonostante la fredda reazione del M5s, che si conferma all’opposizione del sindaco Piero Bitetti, nel centrodestra è resa dei conti e volano gli stracci.
La sconfitta di Francesco Tacente al secondo turno lascia strascichi polemici. Per il segretario regionale di Forza Italia, Mauro D’Attis, hanno pesato le divisioni al primo turno, in cui FdI, FI e Noi Moderati correvano con Lazzàro (terzo col 19,4%), mentre Tacente era supportato da Udc, Lega (ma senza simbolo, sotto il nome di “Prima Taranto”), Socialisti e Riformisti, liste civiche di varia estrazione in cui spiccavano pezzi di maggioranza e dell’ultima giunta dell’ex sindaco Rinaldo Melucci, mandata a casa con le dimissioni di 17 consiglieri comunali, tra cui proprio quelli di centrodestra. A rispondere è il segretario regionale della Lega Roberto Marti, che taglia corto: «argomento debole e stolido, Tacente era ed è un candidato eccellente».
D’Attis replica sostenendo che «FI ha lavorato per l’unità fin dall’inizio ed è chiaro che se si fosse riusciti a fornire ai cittadini una proposta unitaria probabilmente si sarebbe scritta un’altra storia». Nessun commento da Fratelli d’Italia, dove sotto la cenere si registrano non pochi malumori nella base per l’apparentamento con Tacente deciso dai vertici regionali per il ballottaggio.
L’incognita cinque stelle
Rispetto al primo turno, Bitetti ha ottenuto quasi settemila voti in più rispetto al 5 e 26 maggio ma nel centrosinistra, sottovoce, c’è chi sostiene che non sia tutta farina del sacco pentastellato e che addirittura si poteva vincere anche senza l’appoggio “esterno” del M5s, che ha deciso di virare su Bitetti senza un apparentamento formale, restando all’opposizione. Una scelta rivendicata dalla candidata a sindaco Annagrazia Angolano (11% al primo turno) che, nel fare gli auguri a Bitetti, ha promesso un’opposizione leale «ma determinata nel pretendere risposte su temi cruciali, che i cittadini attendono da troppo tempo».
Il Pli furioso
Il partito liberale va controcorrente. Rossana Sangineto (seconda per preferenze tra i candidati al Consiglip nel Pli) è durissima. «Si tratta della sconfitta di un’intera operazione politica priva di visione, figlia di calcoli sbagliati e compromessi inaccettabili. Ma, soprattutto, è la sconfitta di chi, nel centrodestra, ignorando totalmente il sentimento della base, ha scelto di apparentarsi con un progetto debole, incoerente e palesemente inadatto a rappresentare un’alternativa». Non va giù l’apparentamento con Tacente.
«È stata una resa senza dignità, camuffata da senso di responsabilità, che ha compromesso anche la credibilità di chi, fino a quel momento, aveva lavorato con serietà» (il riferimento è al Lazzàro n.d.r.). Per Sangineto, «si è scelto di aggregarsi a un contenitore politico totalmente privo di contenuti, guidato da logiche vecchie e già bocciate dagli elettori. Emblematica, in questo senso, era la presenza massiccia di ex melucciani nella coalizione di Tacente. Come si può parlare di discontinuità quando ci si circonda degli stessi protagonisti di una stagione già ampiamente criticata e dalla quale abbiamo per settimane preso le distanze?» polemizza l’esponente liberale.