Nuove grane per l’ex Ilva. Dopo il sequestro senza facoltà d’uso di uno dei due altoforni in marcia, che ha dimezzato produzione, già al minimo, e forza lavoro (con 4mila addetti in cassa integrazione), il Consiglio di Stato annulla la gara da un miliardo di euro per l’acciaio green (era stata vinta dalla Paul Wurth). L’intera procedura d’appalto avviata da Dri Italia tramite Invitalia ora dovrà ripartire da zero. Un duro colpo ai piani del governo per la transizione verso tecnologie più sostenibili dell’attuale ciclo a carbone, come l’impianto di produzione del preridotto di ferro che serve ad alimentare i forni elettrici. I massimi giudici amministrativi hanno confermato il verdetto del tar Lecce di un anno fa, secondo cui l’offerta di Paul Wurth non era conforme alle richieste perché non prevedeva la parte riguardante la realizzazione dell’impianto, ma solo progetto e fornitura. Nel giudizio si erano costituiti anche il ministero dell’Ambiente, la Regione Puglia e la stessa Paul Wurth Italia.
Il braccio di ferro
Come se non bastasse, non si smorza la polemica tra governo e procura sul sequestro dell’altoforno 1, dove il 7 maggio si è verificato un pericoloso incendio. La procura, difesa anche da Anm, sostiene di aver impiegato solo 22 ore per rispondere alle richieste di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, l’azienda commissariata che gestisce gli impianti. In particolare andavano rimosse entro 48 ore dal fondo dell’altoforno dei residui che una volta raffreddati richiedono manutenzioni decisamente più costose e tempi più lunghi. Il ministero delle Imprese continua invece a sostenere che non è vero. che sono trascorsi ben nove giorni e l’attività per cui è stata chiesta autorizzazione non risulta ancora autorizzata. Secondo l’azienda, il capo area altoforni, al momento dell’apposizione dei sigilli, ha segnalato che l’impianto era stato fermato «senza un’adeguata preparazione» e che se non si fosse operato il colaggio dei fusi entro alcuni giorni, il riavvio sarebbe stato impossibile. Secondo il ministro Adolfo Urso, insomma, la procura è responsabile della compromissione dell’altoforno, con gravi ricadute sia in termini produttivi che occupazionali.
Il futuro del sito
E mentre molti dei sindacati metalmeccanici e dei partiti di opposizione, immaginando ormai saltata la trattativa con gli azeri di Baku Steel per la cessione degli impianti, chiedono al governo di nazionalizzare gli impianti, come hanno fatto gli inglesi, domani al ministero delle imprese si terrà un tavolo con le associazioni d’impresa e le aziende che hanno manifestato il proprio interesse a sviluppare progetti industriali e d’investimento nell’area di Taranto. Il governo spera ancora di trasformare Taranto in un polo d’eccellenza per l’industria siderurgica green in Europa attraverso insediamenti privati, ma il rilancio dell’ex Ilva, parte integrante di questo piano, sembra ancora molto lontano.