Sono le province autonome di Bolzano e Trento, seguite dall’Emilia Romagna, ad occupare il podio delle amministrazioni in grado di garantire i risultati migliori in termini di welfare.
I dati sono sovrapponibili alla mappa dell’Italia, con i servizi che peggiorano e diminuiscono man mano che ci si sposta verso Sud. Con una nota positiva però: il gap tra la migliore Regione del Mezzogiorno, la Sardegna, e la prima è in leggera diminuzione rispetto al 2022.
È quanto si evince dal rapporto 2023 del Think Tank “Welfare Italia”, lo studio realizzato con il contributo di The European House-Ambrosetti che fotografa la situazione dei servizi. La classificazione delle regioni è stata realizzata racchiudendo tutti i dati nel “Welfare Italia Index 2023”, un misuratore unico in grado di racchiudere il lavoro che in campo sociale viene svolto dalle regioni.
La Puglia in questa particolare graduatoria occupa il sestultimo posto, con un punteggio di 62,2 punti, mentre la Basilicata il terzultimo, con 61,4. Le ultime posizioni sono appannaggio delle amministrazioni meridionali, con Campania e Calabria agli ultimi due posti. Per la Puglia si tratta di un miglioramento rispetto alla posizione dello scorso anno, con un gradino conquistato a scapito della Campania. Un impatto importante sia nel bene che nel male è legato alla pandemia.
Se è vero che il report rileva un aumento dei servizi legato allo stanziamento di maggiori risorse durante l’emergenza Covid, dall’altra evidenzia come gli impatti negativi di medio termine sui sistemi di welfare non sono ancora colmati. Proprio lo stanziamento di maggiori risorse viene messo in correlazione dall’indagine con l’aumento del Pil italiano dell’ultimo anno. Tuttavia l’inflazione degli ultimi mesi rischia di rimettere tutto in discussione. «Nonostante il superamento della fase più critica della crisi energetica – si legge nello studio – avrà, secondo le previsioni di numerosi osservatori – un impatto significativo per tutto il 2023 sull’andamento dei consumi e dei salari reali».
A trainare il rallentamento sono soprattutto le famiglie che hanno smesso di spendere. «I consumi sono in calo dell’1 per cento –rilevano i ricercatori -. Il calo delle componenti di spesa, come osserva Istat, è associato ad una decisa contrazione, a fine 2022, del potere di acquisto delle famiglie consumatrici, parti a -3,7 per cento rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente». È proprio la capacità di spesa delle persone a determinare anche l’efficacia delle politiche di welfare. Dall’indagine di Think Tank “Welfare Italia”, infatti, emerge anche come più un territorio è ricco e maggiore è tanto la capacità del sistema sanitario nazionale quanto dell’assistenza privata di garantire benessere ai cittadini. Non meraviglia, dunque, che proprio le regioni in cui la sanità pubblica mostra performance migliori siano anche quelle in cui i cittadini spendono di più per cure private.
Il dossier misura nel 24,1 la percentuale di ricorso alla sanità integrativa con grandi differenze territoriali. Se le regioni del Nord, infatti, si posizionano tutte al di sopra della media, quelle meridionali sono al di sotto con la Puglia ultima per spesa pro-capite, ferma a 412 euro annui. Il risultato, secondo i ricercatori, supporta «l’affermazione che i fondi non drenino risorse dal sistema sanitario nazionale ma, piuttosto, agiscono a completamento laddove i nuovi bisogni di welfare vanno di pari passo con una maggiore disponibilità economica».