Commercianti pronti a spegnere le insegne e lasciare le vetrine al buio per protesta contro il caro-aumenti e la gestione commissariale del Comune, giudicata «sorda alle richieste di aiuto». I negozi vivono un periodo drammatico, con bollette quasi raddoppiate e inflazione galoppante, una situazione che non si registrava dal 1995. Le vie del commercio in città sono quasi completamente deserte già un’ora prima dell’orario di chiusura. I negozi sono vuoti e fra i commercianti la domanda più ricorrente è «tu che intendi fare?».
«Si vive nel dubbio se continuare a resistere o chiudere per evitare il peggio e molti hanno già optato per la seconda. Basta fare due passi per importanti arterie del commercio in pieno centro, come via Principe Amedeo, per rendersi conto che sono più le serrande abbassate che le vetrine illuminate», commenta il vice presidente di Confcommercio Giuseppe Spadafino. Si vive in trincea ma tardano ad arrivare segnali positivi. La timida ripresa delle vendite di Natale è stata poi seguita da saldi invernali di segno negativo e a fine mese termineranno gli aiuti per lo stato di emergenza, come ad esempio l’esenzione del canone per l’occupazione del suolo pubblico.
È evidente che tra commercio di vicinato e amministrazione locale c’è stato uno scollamento. «I sopravvissuti alle ondate del Covid puntavano sul supporto dell’amministrazione ma la crisi politica ha congelato tutto, ora abbiamo perso qualsiasi riferimento, siamo isolati», spiega Spadafino che aggiunge «serpeggiano sconforto e rinuncia. La gestione commissariale del Comune non ascolta le istanze del commercio, non ha neanche risposto quando abbiamo proposto soluzioni concrete ai problemi di parcheggio. Sono tre mesi che chiediamo di incontrare il commissario senza riuscirci».
Sulla minaccia di serrata delle insegne luminose prende posizione anche l’ex sindaco di Taranto Rinaldo Melucci. «Aver privato la città di una guida politica ha prodotto danni enormi. Il prefetto Vincenzo Cardellicchio lo aveva detto nel suo primo intervento: nessun commissario può sostituire un sindaco, perché la guida politica di un’amministrazione ha anche il dovere di tenere aperto il dialogo, cosa che una struttura prefettizia non è tenuta a fare. È l’ulteriore prova che chi ha tramato contro la mia amministrazione, ha tramato contro la città, privandola di riferimenti politici necessari a cavallo di due emergenze: il Covid e ora la crisi ucraina. Questo accade quando le antipatie e gli interessi personali si mettono di traverso rispetto alla voglia di crescita e futuro di una comunità. Le attività produttive sono l’ossatura di quell’idea alternativa di sviluppo che abbiamo immaginato per Taranto».