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Usa, summit a Camp David: “Dovere di consultazioni” con Tokyo e Seul in caso di crisi

(Adnkronos) - Un patto che potrebbe prevedere il "dovere di consultazioni" in caso di crisi. C'è anche questo tra i risultati che potrebbero arrivare oggi dallo "storico" summit di Camp David tra il presidente americano Joe Biden, il sudcoreano Yoon Suk Yeol e il premier giapponese Fumio Kishida. A evidenziarlo è l'agenzia sudcoreana Yonhap, che…

(Adnkronos) – Un patto che potrebbe prevedere il “dovere di consultazioni” in caso di crisi. C’è anche questo tra i risultati che potrebbero arrivare oggi dallo “storico” summit di Camp David tra il presidente americano Joe Biden, il sudcoreano Yoon Suk Yeol e il premier giapponese Fumio Kishida. A evidenziarlo è l’agenzia sudcoreana Yonhap, che sottolinea come comunque secondo gli osservatori resti da vedere se il termine ‘dovere’ verrà messo nero su bianco tra le minacce militari nordcoreane, l’assertività della Cina nella regione e l’invasione russa dell’Ucraina.  

Anche se i funzionari americani si sono affrettati a precisare che il trilaterale odierno – con l’obiettivo di rafforzare la partnership, portare le “relazioni trilaterali a un nuovo livello” – non riguarda il gigante asiatico o una sfida specifica nella regione, ma l’obiettivo è migliorare la cooperazione fra i tre Paesi soprattutto dopo che Corea del Sud e Giappone hanno voltato pagina nel quadro di un riavvicinamento a cui hanno contribuito anche le pressioni Usa. Biden, dice la Casa Bianca, “spera” che Tokyo e Seul siano in grado di ricucire i rapporti”. 

Secondo la Casa Bianca, che evidenzia come la regione dell’Indo-Pacifico venga considerata una priorità, i tre leader prenderanno un impegno su consultazioni in “circostanze critiche” e l'”impegno a consultarsi” va letto considerando che i tre Paesi condividono un “ambiente di sicurezza interconnesso” e che “ciò che rappresenta una minaccia per uno di essi costituisce fondamentalmente una minaccia per tutti”. Per i funzionari della Casa Bianca non si tratta di un “impegno di difesa collettiva”, ma di creare una piattaforma di “sicurezza comune che incentiverà sempre più i leader e i funzionari della sicurezza a collaborare ogni volta che si troveranno ad affrontare una sfida e ad assicurarsi che le azioni politiche di risposta siano prese insieme”. 

Non a caso la Cina fa sentire la sua voce su quelli che considera “tentativi di formare piccole cricche e gruppi esclusivi portando il confronto e i blocchi militari nell’Asia-Pacifico’. Due giorni fa il Global Times cinese criticava quello che per Pechino è l’obiettivo del summit, mettere insieme una “mini-Nato”. 

Kishida e Yoon sono i primi leader stranieri accolti a Camp David dall’Amministrazione Biden, i primi anche dal 2015 quando Barack Obama ospitò i sei Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo. In cima all’agenda ci sono una più stretta cooperazione militare tra Usa, Giappone e Corea del Sud, l’obiettivo di mantenere la pace e la stabilità nell’area di Taiwan (isola di fatto indipendente per la quale Pechino vuole la “riunificazione”), l’aumento delle attività cinesi nelle isole del Pacifico, le “provocazioni” della Corea del Nord e il sostegno di Pyongyang alla Russia che ha nel febbraio dello scorso anno ha invaso l’Ucraina. 

Il summit, che si aprirà alle 17 ora italiana, dovrebbe concludersi con vari documenti, anche uno sui ‘Principi di Camp David’, come fossero linee guida per la cooperazione trilaterale, e uno sullo ‘Spirito di Camp David’, che delinea una visione per la cooperazione e il relativo piano di attuazione. Yoon, Biden e Kishida concorderanno anche l’organizzazione di summit trilaterali su base annuale e fra le iniziative c’è una linea diretta fra i tre Paesi. 

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